Le favole in bolle

Le favole in bolle

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Settimanale di favole inedite a cura di M.Vittoria Grassi

Le favole di MVG

C’era una volta, nel mondo delle favole, un enorme magazzino, dove erano raccolte e archiviate tutte le favole, le storie, le leggende, i racconti fantastici che provenivano da tutti i paesi e da tutti i tempi. A questo magazzino arrivavano tutte le richieste di favole possibili, via bacchetta magica naturalmente (strumento ben più veloce ed affidabile dell’ attuale Computer) e, sempre via MBM (Mail Bacchetta Magica) si rispondeva in tutto il mondo. Ora capitò un giorno che il capo magazziniere, certo Mago Memorino, si ammalò (una noiosa forma di Bollicite acuta, per cui si riempiva di fastidiose bolle in tutto il corpo) e si dovette chiamare il medico dei Maghi, Prodigione, che sentenziò: “”Si tratta di stress da favola. E’ una forma molto antipatica di una rara malattia per cui un sovraccarico di favole si gonfia in bolle e finché non le si strizza tutte per bene non si guarisce. Bisogna che tu, Memorino, ti metta a riposo e ti faccia strizzare le bolle, una ad una, da tua moglie Giuliva, finché non le avrai eliminate tutte. Sarà una cosa decisamente lunga, per cui mettiti tranquillo e abbi pazienza.”” “”Che bellezza – rise Giuliva avvicinandosì al marito -mi sono sempre piaciute le bolle, caro, vedrai che farò un ottimo lavoro!”” Memorino rabbrividì, sospirò, brontolò, imprecò, poi si sdraiò su un fianco e aspettò. Il poveretto – che purtroppo aveva precedenti esperienze della moglie Giuliva che era al massimo della gioia quando gli strizzava i foruncoli sul collo, spesso a tradimento – aveva l’impressione di stare sdraiato su un materassino gonfiabile, con tutte le bolle che sotto di lui si schiacciavano e sopra di lui si gonfiavano, ma, d’altra parte, non c’era soluzione: doveva liberarsi di questo problema e ritenersi fortunato che la malattia non fosse particolaemente dolorosa, anzi, in fondo, gli dava la possibilità di riposarsi dopo secoli di lavoro in magazzino. Nel frattempo Giuliva si era attrezzata per l’occasione: si procurò uno schiacciabolle e un ago sottile, per bucare la bolla e fare uscire la favola che la riempiva (secondo le istruzioni, naturalmente, del dottor Prodigione). Poi aprì la finestra per lasciar uscire liberamente le favole liberate. “”Che bellezza, che bellezza, caro – gorgogliò Giuliva avvicinandosi al marito – ora comincio a pungerti!”” Memorino chiuse gli occhi e Giuliva partì con la prima bolla. “”PUUF”” fece una bollicina grassottella sul naso e subito ne uscì una favoletta carina, con un Cappuccio Rosso, che volò fuori dalla finestra. Memorino cercò di seguirla con sguardo preoccupato mentre si allontanava all’orizzonte: “”ma dove andrà – si diceva – io non le ho potuto dare l’indirizzo a cui era destinata oggi la favola di Cappuccetto rosso!”” Poi, dato che Giuliva si avvicinava per un’altra bolla, sospirò e cercò di non pensarci. Intanto Cappuccetto Rosso viaggiava felice senza saper dove andare:””Per una volta – pensava – mi fermerò dove voglio, senza le solite istruzioni del tipo cerca una mamma che abbia una madre anziana e malata, guarda che nel paese ci sia un lupo, e che non manchi un cacciatore ecc. ecc.”” Svolazzò e svolazzò finché arrivò sopra una cittadina e sentì da una finestra una voce femminile che diceva:””Se non la smetti subito di rompere chiamo il lupo e ti faccio sbranare all’istante!””. La favola si stupì un po’ del linguaggio piuttosto sbrigativo della donna, però il richiamo al lupo le sembrò opportuno per le sue necessità. Così si infilò dalla finestra nella casa in questione e aspettò …
Che cosa aspettò non ve lo posso dire subito perché la storia si è fatta troppo lunga. Provate a pensare una vostra conclusione, la prossima settimana potrete confrontarla con la mia!!!

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