Settimanale di favole inedite a cura di M. Vittoria Grassi
Le favole di MVG
La principessa Gelida
Se rispondo per le rime a chi ascolta e mi dà stime (come Mony, favolosa che mi scrive senza posa) è soltanto per lo sfizio di partire con l’inizio …
C’era una volta una principessa che aveva sempre freddo (il suo nome era Gelida). La poveretta era nata nel pieno dell’inverno, quando fuori nevicava e il riscaldamento del castello, per di più, era guasto. La regina sua madre, Svanita, non aveva mai dato importanza a nulla nella sua vita, per cui non si preoccupò di mettere la neonata sotto un piumino o una bella trapunta: la spolverava ogni tanto con il Phon mentre si asciugava i capelli e si lamentava perché, quando doveva allattarla, la bocca della figlia le raggelava il seno. La cosa andò avanti per un bel po’ e, miracolosamente, la bimba non si ammalò: finché il riscaldamento non fu riparato tutti giravano con il raffreddore, la tosse, la bronchite e quant’altro ma Gelida si limitava a restare dura come un piccolo baccalà e a lamentarsi solo per fame e sonno, come tutti i bambini. “”Che fibra – maestà – dicevano i medici di corte, che avevano anche tentato, per la verità, di indurre la regina a coprire di più la figlia ma senza ottenere gran che: “”Non so perché vi preoccupate tanto – solfeggiava Svanita – ai miei tempi il riscaldamento non c’era e sia io che i miei sette fratelli siamo cresciuti ugualmente sani!”” (“”Sani ma non di mente”” – pensava tra sè il marito, il re Abulico – che non aveva mai avuto il coraggio di contraddire apertamente né la moglie né nessun altro). Così Gelida diventò una bella ragazza, alta, sottile, bionda, ma estremamente pallida e perennemente gelata. Quando cominciò ad avere l’uso della ragione provvide certo a coprirsi al meglio: girava letteralmente avvolta da strati di maglioni, felpe, pantaloni imbottiti, giubbotti, calzettoni, babbucce di lana, andava a tavola con dei guantoni da sci e il suo letto era un ammasso di trapuntoni di piuma d’oca e di cuscini avvolgenti.. E nonostante tutte questi accorgimenti,la poveretta batteva sempre i denti, le sedie su cui si sedeva si incrostavano subito di ghiaccio e addirittura, sul soffitto delle stanze in cui stava più a lungo, spuntavano delle stalattiti gocciolanti. Tutte le dame di corte incessantemente lavoravano a maglia per lei, e persino Svanita, che non poteva mai sedersi vicino alla figlia per non diventare un surgelato, si lamentava un po’:””Credo, caro Abulico – diceva – che nostra figlia abbia un problema! Beh, ci penseremo domani, non c’è fretta!””. A furia di rimandare a domani Gelida diventò grande e, dato che era figlia unica (“”No, Abulico – aveva sempre ripetuto Svanita al marito – non ho tempo adesso di pensare ad un altro figlio.. Ci penseremo fra qualche anno!””) e il casato di Abulico rischiava di estinguersi, il Ciambellano di corte convinse i suoi regali sovrani a proclamare un bando per far convolare a nozze la principessa. “”Che Dio ce la mandi buona – sospirava ogni giorno il Ciambellano, che si chiamava Speranzino – chissà che non si presenti qualche pretendente giusto!”” Passarono i giorni ed, effettivamente, qualche pretendente si presentò. Arrivò per primo il conte Facciotuttofacile che, con fare sprezzante, si inginocchiò davanti a Gelida e .. non si rialzò più: lo portarono via in ginocchio, duro come uno stoccafisso e ci vollero due giorni per scongelarlo. Seguì il barone Cosacivorràmai, che si avvicinò alla ragazza, aprì la bocca per chiederla in moglie e restò a bocca aperta, con i ghiaccioli che gli scendevano dal naso, senza poter più proferir parola. Lo trascinarono via di peso e lo riscaldarono nel forno a microonde. A quel punto tutti i dignitari di corte e perfino Svanita e Abulico cominciarono a preoccuparsi. Solo Speranzino non si abbatteva:””Vedrete, vostre maestà, forse il terzo pretendente …””
Ed ecco che per oggi giro la parola ai miei cari amici di favola.. Secondo voi, come andrà a finire la storia? E’ la mia sfida per la prossima settimana!
Immagine tratta da matinella.it