Investimenti strutturali in sicurezza

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Le imprese dell’ínzegnario Giovanni da Padova

Pareri Rudi-mentali

Nel corso del XV secolo il marchese Ludovico III Gonzaga affidò a un veneto l’innovazione dell’impianto difensivo del territorio mantovano e la riorganizzazione di tutto il sistema idrico e fluviale. Giovanni da Padova, questo il suo nome, era infatti uno dei migliori ingegneri in circolazione in quel momento.
Tra i primi incarichi affidatigli, nel 1455, ci fu la progettazione, lo scavo e la costruzione del naviglio che doveva congiungere Mantova a Goito. Il canale, quasi parallelo a un tratto del fiume Mincio, fu realizzato per coprire un dislivello di circa tredici metri e rendere così più agevoli, al marchese Lodovico e alla corte, gli spostamenti a Goito, dove c’era una delle più prestigiose residenze del territorio gonzaghesco.
Il naviglio, inoltre, avrebbe permesso il trasporto di materiali. In specie quelli edilizi, alcuni dei quali partivano dai porti del lago di Garda, che servivano per gli ampliamenti della residenza gonzaghesca a Mantova e per i grandi cantieri, diretti da Leon Battista Alberti, di San Sebastiano e di Sant’Andrea.
Giovanni da Padova fu spesso occupato anche nel rafforzamento della chiusa di Governolo, perno di tutto il sistema idrico del Mincio, che rappresentava il maggiore strumento di sostegno per la navigazione fluviale e un fondamentale tassello della strategia di difesa della città.
In alcuni periodi di guerra, inoltre, fu impegnato in curiose operazioni di tipo difensivo, consistenti in allagamenti tattici dei territori di confine dello Stato gonzaghesco, mediante la rottura mirata degli argini dei fiumi o l’apertura delle chiuse.
Nella veste di ingegnere idraulico, Giovanni venne spesso mandato dai Gonzaga presso le principali corti italiane a prestare la propria opera e consulenza. La sua missione più importante fu, senza dubbio, quella presso Ludovico il Moro: pare che il quell’occasione abbia avuto contatti addirittura con Leonardo da Vinci, il quale in un suo manoscritto mostrò di avere assai apprezzato un certo “Giovanni mantovano”.
Per quanto concerne l’attività più propriamente architettonica, Giovanni da Padova si dedicò soprattutto all’edificazione di nuovi castelli e rocche e al ripotenziamento di quelle già esistenti. In proposito sono da ricordare innanzitutto le rocche-palazzo di Cavriana e di Goito, delle quali rimangono oggi pochi ruderi, ma che rappresentarono sedi particolarmente privilegiate sia per i soggiorni della corte gonzaghesca sia per il controllo agricolo e militare delle zone circostanti.
L’esperienza tecnologica di Giovanni da Padova si dimostrò anche in attività collaterali alla difesa militare e all’idraulica. Partecipò attivamente alla costruzione di macchine specializzate nel settore dell’edilizia (come impalcature, armature di rinforzo e apparecchiature di sollevamento) e in quello dello sfruttamento dell’energia idraulica (con di mulini, seghe e magli). Si occupò della fabbricazione di vari tipi d’imbarcazione, dai “bucintori”, destinati al trasporto privato dei Gonzaga e della corte, alle chiatte destinate ai materiali pesanti per l’edilizia. Inoltre, in più occasioni, si dimostrò il massimo esperto mantovano in tema di armi da fuoco, a quel tempo materia innovativa ma già abbastanza diffusa per condizionare radicalmente lo sviluppo dell’architettura militare.
[rudy favaro]

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