La misteriosa e minuscola Scala Santa di Mantova
Pareri Rudi-mentali
Con il Rinascimento i nani diventano una delle più sofisticate manifestazioni del lusso delle grandi corti e, poiché ritenuti dotati di viva intelligenza, vennero utilizzati come consiglieri e confidenti. Questo successe anche a Mantova, come ricorda il celeberrimo affresco di Andre Mantegna nella Camera degli Sposi, nel quale viene ritratta la nana di compagnia della marchesa Barbara di Brandeburgo.
È forse per la presenza dei nani alla corte dei Gonzaga che, per molti decenni, quel curioso luogo del Palazzo Ducale, fatto di stanzine dal basso soffitto, di corridoietti e scalinate, ideato e costruito tutto in miniatura, venne denominato “Appartamento dei nani”.
Il turista ordinario oggi può solo sbirciare dentro a questi spazi oscuri e misteriosi attraverso delle finestrelle con inferriate, senza capire granché di come si svolga la planimetria di questi ambienti. Per la poca luminosità questi locali vennero a lungo denominati le “Catacombe in Corte”.
Solo nel 1979 uno studioso si accorse e dimostrò le corrispondenze fra la “Scala Santa” di San Giovanni in Laterano a Roma e le mantovane catacombe ducali. A quel punto lo storico errore venne smascherato e, in breve, grazie anche ai documenti d’archivio, si rese noto che il complesso non era altro che un’imitazione di quel sacro luogo di devozione romano.
La Scala Santa di Mantova fu fatta edificare, nel 1615, dal duca Ferdinando Gonzaga. Ferdinando fu cardinale a Roma dal 1610 al 1612, ed è probabile che in quel tempo si fosse talmente affezionato a quel luogo di pellegrinaggio, da farlo riprodurre all’interno di Palazzo Ducale.
L’originale romano della Scala Santa, venne fatto ricostruire alla fine del Cinquecento da papa Sisto V. La Scala romana, che tradizionalmente viene salita dai fedeli in ginocchio, conduce al Sancta Sanctorum, ovvero l’antica cappella privata dei Papi.
La tradizione cristiana, forse in modo fantasioso, identifica questa Scala con quella salita da Gesù per recarsi di fronte a Pilato durante il processo che gli venne fatto prima della Crocefissione. Ecco perché è una scala “santa”. La leggenda vuole che questa Scala sia stata poi trasportata dalla Palestina a Roma da Sant’Elena, mamma dell’imperatore Costantino, nell’anno 326.
Per realizzare l’imitazione mantovana della Scala Santa il duca Ferdinando incaricò il prefetto alle fabbriche Anton Maria Viani, il quale riuscì a compiere un modello architettonico molto attinente a quello del Laterano, fatto di tre scale parallele che portano verso l’ottagonale Sancta Sanctorum. Il tutto venne poi decorato con cornici e stucchi.
A questo punto, se si immagina che chi entrava in questi ambienti occulti e privati lo faceva in ginocchio, ecco che i soffitti non risulteranno più così bassi. E, quello che si pensava l’appartamento dei Nani, diventa il luogo ideale per la preghiera e l’esposizione delle reliquie da venerare.
[rudy favaro]