Le allegorie del Correggio per lo studiolo Isabella
Pareri Rudi-mentali
Antonio Allegri, detto il Correggio, fu un pittore un po’ provinciale e di animo timido. Non frequentò le grandi corti europee, come altri famosi artisti suoi contemporanei. Ma riuscì a proporre al mondo un nuovo tipo di bellezza, un nuovo modo di dipingere, non immediatamente compreso e apprezzato da tutti.
Alcuni dei suoi quadri più famosi furono fatti per i Gonzaga. E se oggi possiamo ancora vederli nei più prestigiosi musei del mondo è per un fortuito caso.
Attorno al 1625 queste opere furono svendute ai mercanti che agivano per conto di Carlo I re d’Inghilterra. Al costo di soli cinquemila scudi, il prezzo che avevano pagato per una sola Madonna di Raffaello, i Gonzaga si vendettero tutto. O quasi tutto. I mantovani si infuriarono e provarono pure a fare una colletta per riavere in città il maltolto. Ma, pur racimolando il doppio della somma, non riuscirono nell’impresa.
Le casse contenenti le opere d’arte da Mantova andarono sino a Venezia. E da lì si imbarcarono alla volta di Londra. Nel corso del tragitto, la nave che le trasportava fu colpita da una tempesta, ma riuscì a resistere e a continuare il viaggio. Tuttavia, la poco attenta sistemazione del carico e le bordate della burrasca fecero sì che grandi quantità di mercurio, stivato insieme alle preziose casse, andassero a intaccare un considerevole numero di quadri, rovinandoli in modo irreparabile.
Se oggi possiamo ancora vedere le tele di Correggio è per il fatto che uno di quei mercanti inglesi che portò a termine la trattativa coi Gonzaga si intestardì di far arrivare a Londra quei quadri via terra.
Tra questi dipinti ve ne sono due, oggi conservati al museo del Louvre, che furono realizzati per lo Studiolo di Isabella d’Este. Si tratta degli unici due lavori a tema allegorico che conosciamo di Correggio, i quali parlano di Vizio e di Virtù.
I soggetti raffigurati in queste due opere hanno avuto, dal Seicento in avanti, un susseguirsi di tentativi di interpretazione, sempre più sofisticati. A più riprese, nel corso dei secoli, vari studiosi hanno cercato di dare un titolo alle raffigurazioni, ognuno cercando di spiegare a suo modo le immagini, ovviamente creando più confusione che altro.
Ma esaminando quello che è stato detto su questi due quadri , non si troverà mai alcuna discordia sulla spiegazione del tema globale, in quanto tutti sono perfettamente concordi che i due quadri rappresentano la vittoria della Virtù sopra al Vizio.
Perché allora il bisogno di creare sempre nuove interpretazioni? La risposta sta nelle caratteristiche compositive di gran parte dei quadri che Isabella metteva nel suo intimo Studiolo, non solo di quelli di Correggio: i dipinti, oltre a un soggetto principale, erano contraddistinti da una serie di figure che, prese singolarmente, potrebbero far deviare il pensiero su svariate tematiche. Sono stati proprio questi soggetti minori, collaterali, che hanno continuato a solleticare spiegazioni diverse da parte degli storici dell’arte.
In altre parole, i quadri che Isabella amava e metteva nel suo Studiolo, come quelli di Correggio, davano la possibilità di riflessioni e distrazioni sempre diverse e sempre nuove, a seconda di dove si posava il suo sguardo. Uno sorta di zapping ante litteram.
[rudy favaro]