Cavalieri templari nella storia e a Mantova
Pareri Rudi-mentali (del 31/3/09)
Con la Prima Crociata del 1099, l’esercito guidato da Goffredo di Buglione conquistò la città di Gerusalemme e gran parte dei luoghi simbolo della Terrasanta, permettendo così ai cristiani di recarsi in pellegrinaggio in quei luoghi. Proprio in questo momento iniziò la “”leggenda”” dei Cavalieri Templari.
Un tale Ugo di Payns, insieme ad altri otto cavalieri, partirono nel 1118 dalla Francia per andare in Terra Santa con lo scopo dichiarato di difendere i pellegrini dagli attacchi dei musulmani. Da questo originario gruppo di nove cavalieri, arrivati a Gerusalemme e accampati sulle rovine del Tempio di Salomone, nasce il famoso ordine dei Cavalieri del Tempio.
All’inizio furono chiamati i “”Poveri Cavalieri di Cristo”” ed erano un Ordine monastico e guerriero. Questo Ordine fu una cosa rivoluzionaria per quel tempo. I Templari unirono la mansuetudine del monaco alla forza del guerriero. Se i monaci tradizionali avevano i tre voti di obbedienza, povertà e castità, i Cavalieri Templari, oltre a questi tre voti, ne avevano un quarto, cioè lo “”stare in armi””, ovvero il combattimento armato. Furono dei veri e propri monaci guerrieri.
Inoltre, si racconta, che gli iniziali nove Cavalieri avessero anche altri scopi oltre che la difesa dei luoghi santi, degli “”scopi segreti””; per esempio trovare antiche reliquie dai poteri immensi e iniziatici.
Forse proprio per questo le vicende dei templari non hanno mai smesso di suscitare interesse e curiosità. Da molti decenni se ne sono occupati non solo storici della chiesa, della politica, dell’economia e delle arti militari, ma anche – a vario titolo e con risultati molto differenti – giornalisti, semplici appassionati o romanzieri.
La soppressione violenta e tragica dell’Ordine, sancita da papa Clemente V e dal re di Francia Filippo il Bello nel 1312, e la sua conseguente scomparsa, hanno contribuito a far nascere nei riguardi dei cavalieri del Tempio un atteggiamento di simpatia, che non è del tutto estraneo al sorgere e al diffondersi di storie fantasiose, scarsamente radicate nella realtà, sconfinate spesso nella leggenda e nel mito e comunque poco o per nulla confortate dal necessario supporto documentario.
Di certo c’è solo che pochi decenni dopo l’arrivo a Gerusalemme di quegli iniziali nove cavalieri, l’Ordine Templare controllava gran parte del flusso di merci e persone dell’Europa e del Mediterraneo, avendo quindi un potere politico, strategico ed economico enorme. Ponti, valichi e incroci e relative gabelle erano controllati dall’Ordine e questo faceva paura alle grandi potenze di allora: il papato e la Francia appunto. Ecco quindi la violenta soppressione con l’accusa di eresia.
Una presenza medievale dei Templari a Mantova, quindi, è scontata, vista la sua passata posizione strategica, in quanto crocevia fondamentale dei movimenti e dei traffici privilegiato dai suoi corsi d’acqua.
Il bravo Stefano Scansani, giornalista ‘culturale’ della Gazzetta di Mantova, nella sua curiosa guida alla città titolata “Omnia Mantova”, ricorda che il vicolo Chiavichette, una delle traverse che da via XX Settembre va verso il Rio, in passato si chiamava via San Giovannino. Su questo vicolo c’erano un tempo due chiese che guardavano via XX Settembre. Una di queste era consacrata a San Giovanni del Tempio. Una chiesa oggi perduta, ma dalla memoria e dai rimandi così potenti da fornire il primitivo nome a via XX Settembre, nome dal sapore tutto crociato e templare: strada di San Giovanni del Tempio.
In quel posto, inoltre, tra il citato vicolo Chiavichette e il parallelo vicolo Scala, vi era un hospitale, ovvero una struttura per l’accoglienza dei pellegrini che viaggiavano verso la Terrasanta o verso Roma.
I cultori della tradizione templare, come quelli della “Compagnia Templare della Croce” di Sabbioneta, potrebbero rimproverarmi che non sono stato, in questa mia incursione, esauriente e che non ho parlato delle fondamentali connessioni templari con la Rotonda di San Lorenzo e il Preziosissimo Sangue di Mantova. Ma lo storico parla sulla base dei documenti. Le suggestioni e gli esoterismi ‘new age’, oggi di grande grido per certa destra nostalgica, li lascia ai Dan Brown e ai codici Da Vinci di turno.
[r.favaro]
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“Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam” (motto templare; Ps. 113)