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Ascolta il Disco Base della settimana
1. GIANNA NANNINI "America"
2. GIANNA NANNINI "California"
3. GIANNA NANNINI "Good Bye My Heart"
4. GIANNA NANNINI "Me and Bobby McGee"
5. GIANNA NANNINI "Sognami"
Questo album sarà ricordato più per la copertina che per l’effettivo valore delle canzoni, nonostante non contenga nulla di veramente inascoltabile. L’immagine riporta allora il simbolo dell’America, la Statua della Libertà; ma il braccio teso verso il cielo non sorregge la fiaccola della pace, bensì un più moderno e comune vibratore. Sesso, droga e rock n’ roll, quindi, visti dall’altra parte, quella femminile. Oppure quella di “America“, inno alla masturbazione che all’epoca fece parecchio scalpore; il testo è veramente ben scritto, e su un classico giro rock la cantante sfodera una performance di tutto rispetto, con un crescendo finale che è sicuramente uno dei momenti meglio riusciti del disco dal punto di vista stilistico.
La Nannini non possiede una voce stupenda, punta tutto sull’energia, le sue corde vocali graffiano l’ascoltatore. Si propone come unica seria candidata a sostituire la defunta Janis Joplin (Annus Domini 1971), almeno in Italia: nell’aspetto, nel modo di comportarsi, e – ovviamente – nelle canzoni. “Io e Bobby McGee” è un’ambiziosa riscrittura della ben più famosa “Me and Bobby McGee“, ed anche se non possiede la bellezza estemporanea dell’originale – manca ad esempio il climax finale, di cui è protagonista la buona Janis – è facilmente etichettabile come una buona cover.
Gianna si fa aiutare nei testi da Roberto Vecchioni e, come spesso succede, il risultato finale ne trae giovamento. Certo, forse ascoltando “Lei” viene da chiedersi perché Vecchioni non l’abbia inserita in un suo album, oppure se la Nannini abbia d’improvviso cambiato gusti (d’altra parte non credo che pure allora fosse proprio una sex symbol). Resta comunque il fatto che l’album se la cava serenamente, senza canzoni epiche, ma con un onesto rock – blues fatto più che altro di ballate – “California“, “Goodbye My Heart“, “Sognami“, la drammatica (?) interpretazione di “La Lupa e le Stelle” – con strumentazione classica, chitarra – basso – batteria – piano – sax. E’ solo rock n’ roll, insomma, direbbe qualcuno. Di questo ci si deve accontentare, e credo che il paragone con quell’album non sia affatto fuori luogo.