Stevie Wonder “Songs in the key of life” (1976)

Stevie Wonder “Songs in the key of life” (1976)

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In onda tutte le sere alle 20e15 - 22e15 - 00e15

Ascolta il Disco Base della settimana

1. STEVIE WONDER "Sir Duke"
2. STEVIE WONDER "I Wish"
3. STEVIE WONDER "Isn't she lovely"
4. STEVIE WONDER "As"
5. STEVIE WONDER "Another Star"

discobase-fb-logo1976: Dopo un periodo estremamente tormentato, in cui Wonder si rinchiuse in sè stesso per trovare la più autentica ispirazione compositiva, pubblicò “Songs In The Key Of Life”. È il disco che più caratterizza questo artista, considerato all’unanimità come il suo lavoro più importante, un’autentica pietra miliare non solo del ‘Soul’ ma più in generale di tutta la musica moderna. Uno dei lavori più corposi e sostanziosi dell’autore: ben 21 pezzi raccolti in due dischi (vol. I e vol. II). Quasi tutte splendide e memorabili canzoni che si susseguono in una varietà sconfinata di tipologie melodiche: ce n’è davvero per tutti i gusti.

Oltre ad essere l’autore di tutti brani, Stevie è impegnato magistralmente alla voce, al keybord-bass, all’armonica a bocca, al piano ed alla batteria (con una tecnica cristallina ed un senso del ritmo tanto spiccato da influenzare una intera generazione di batteristi, che ne faranno un punto di riferimento assoluto).

Il vol. I contiene 12 pezzi, viene aperto dai sette minuti della splendida soul-ballad “Love’s In Need Of Love Today”. Memorabile ed originale “Village Ghetto Land”, dove la voce di Stevie, accompagnata qui da un’armoniosa melodia di soli archi, ci dipinge uno spaccato di vita quotidiana in un ghetto nero di una metropoli americana (da dove Wonder proviene). Il cuore dell’album intero, la parte più rappresentativa e celebre del lavoro è senza dubbio, il binomio “Sir Duke” (dedicata al grande jazzista Duke Ellington)-“I Wish”, due pezzi ‘Soul’ straordinari situati nella parte centrale del vol. I, ricchissimi di meravigliosi fiati e dai ritmi incalzanti e spettacolari. Una delle mie favorite è indubbiamente “Pastime Paradise”, atmosfere magiche e misteriose avvolgono un testo splendido che rimprovera chi non riesce a vivere nel presente rifugiandosi nel ricordo dei giorni andati o nell’eterna speranza di giorni futuri migliori, dimenticandosi di vivere il proprio presente. Molto riusciti anche i pezzi che impegnano Stevie al piano, sempre dal vol. I ricordo: “Knocks Me Off My Feet”, “Summer Soft” e la conclusiva “Ebony Eyes” una energica e contagiosa dichiarazione d’amore nei confronti delle ragazze nere provenienti dalle ‘Ghetto’s streets’.

Il vol. II contiene 9 pezzi e viene aperto dal celebre brano, dedicato alla nascita della figlia dell’autore, “Isn’t She Lovely”. Scontato ma molto efficace slogan anti-razzismo nella bella “Black Man”. Come controrisposta alla lenta ballata del vol. I “Village Ghetto Land”, qui troviamo la altrettanto riuscita “If It’s Magic” stavolta non archi e voce, bensì arpa e voce. Ancora degne di una menzione particolare le meravigliose “As” ed “Another Star”. “All Day Sucker” è un pezzo funky molto interessante, un precursore di una corrente della black music che ripercorrerà il nuovo sentiero indicato da queste note approdando sulle spiaggie del Rap. Trattasi di un pezzo che appare subito molto moderno e sembra icredibile oggi che sia stato scritto solamente nel 1976. “Songs In The Key Of Life” contiene anche 2 tracce strumentali: la velocissima “Contusion” nel vol. I e “Easy Goin’ Evening (My Mama’s Call)” scelta come chiusura del vol. II, una melodia dolce e lenta guidata magistralmente dall’armonica di Stevie.

Questo album come avrete capito è un’opera ricchissima, dalla quale attingerano a pine mani più generazioni di musicisti, non solo come fonte di ispirazione, ma anche per farne cover, rivisitazioni e campionamenti di ogni tipo: “Pastime Paradise” sarà ‘rappata’ da Coolio in “Gangsta’s Paradise” (colonna sonora del film “Pensieri Pericolosi”) ed “I Wish” sarà totalmente rovinata da Will Smith che la trasformò in “Wild Wild West” (colonna sonora del film omonimo). Ancora saranno rivisitate da diversi artisti “As”, “Another Star” ed altre ancora, ma senza mai neppure sfiorare l’impeccabile risultato delle versioni originali.

Dopo aver lasciato in eredità alla ‘soul music’ questo monumentale lavoro, Wonder non tornerà mai più sui suoi passi, non ripercorrerà mai più i sentieri della ‘musica dell’anima’. Infatti dopo tre anni di silenzio pubblicherà un disco come “The Secret Life Of Plants” 1979, bellissimo ma totalmente fuori da ogni schema e dal passato musicale dell’autore, per poi incidere negli anni ’80 dischi sempre più pop-cantautoriali e sempre meno nella tradizione della black music (con risultati a volte ottimi a volte più deludenti). Mai più infatti vi sarà una globale convergenza di pubblico e totalità della critica nel ritenere un album di Wonder un capolavoro assoluto, dopo le perfette ‘Canzoni In Chiave Di Vita’ .

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Oltre a vicepresiedere come si conviene a un vicepresidente, ci guarda dall'alto dei suoi 192 cm. La foto non tragga in inganno.