Fiorella Mannoia “Certe piccole voci” (1998)

Fiorella Mannoia “Certe piccole voci” (1998)

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Ospite Alessandro Brancaleoni, amico e tour manager

Ascolta il Disco Base della settimana

1. FIORELLA MANNOIA "Le Notti Di Maggio"
2. FIORELLA MANNOIA "Le Stagioni Dell'amore"
3. FIORELLA MANNOIA "I Dubbi Dell'amore"
4. FIORELLA MANNOIA "Il Cielo d'Irlanda"
5. FIORELLA MANNOIA "Quello Che Le Donne Non Dicono"

discobase-fb-logoSe a vent’anni mi avessero presentato un disco di Fiorella Mannoia, eufemisticamente parlando mi sarei girato dall’altra parte. Ma, si sa, il tempo è galantuomo: la saggezza, l’ampiezza di vedute, la disponibilità al dialogo e l’assenza di pregiudizi a prescindere, sono un bagaglio d’esperienza e di vita che solo l’età riesce e forgiare in maniera adeguata.
Adesso che di anni ne ho più del doppio, mi accorgo che non era tutt’oro quel che luccicava allora e non era solo letame ciò che ritenevo tale. Ovvio che molti punti fermi rimangono (e sono rimasti) e alcune turpitudini continueranno a tormentarmi per tutta la vita. Non è però il caso di Fiorella Mannoia che nel 1999 dà alle stampe questo doppio cd dal vivo che ripercorre circa quindici anni di carriera in continua ascesa. Ritenuta, a torto o a ragione, l’alter ego al femminile di Ivano Fossati, con la differenza non da poco che Fossati le sue canzoni se le scrive, Fiorella Mannoia può essere considerata un’interprete di prim’ordine nel panorama della musica leggera italiana.
Dotata di una voce e di una passionalità interpretativa non comuni, in questa raccolta si cimenta in quasi tutti i suoi classici, offrendoci uno spaccato d’autore meritevole d’essere ascoltato. Solo il brano d’apertura, “L’amore con l’amore si paga” risulterebbe inedito e, curiosità, unico brano da studio del disco per il resto interamente registrato dal vivo. Fra i nomi tutelari che l’accompagnano in questo viaggio ci sono i soliti noti, Ruggeri, De Gregori, Fabrizi, Fossati con l’aggiunta di alcune interpretazioni singolari come “La stagione dell’amore” di Franco Battiato o come la gioiosa “Il cielo d’Irlanda” di Massimo Bubola. L’esecuzione dal vivo non toglie niente alla bellezza delle canzoni, né tantomeno al carisma della Mannoia e non c’è niente da eccepire sulla bontà del suono. Forse gli applausi in alcuni brani sembrano un tantino eccessivamente ripetuti, ma è un peccatuccio veniale. Venticinque canzoni per circa due ore di musica, ci consegnano un’interprete degna di essere annoverata fra le migliori attualmente in circolazione nella penisola. Certo, è musica leggera nella sua accezione più pura e semplice, quindi non c’è da aspettarsi sconvolgimenti o rivoluzioni, però è un disco che si lascia ascoltare gradevolmente, con poche cadute di tono.
Forse non è il caso di scomodare la divina Mina, ma i cantautori che si offrono o si sono offerti di donarle queste canzoni ci fanno capire la statura e la considerazione di cui gode Fiorella Mannoia.
Meritatamente direi.

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Oltre a vicepresiedere come si conviene a un vicepresidente, ci guarda dall'alto dei suoi 192 cm. La foto non tragga in inganno.