Marzo all’Arci Fuzzy: musica e interculturalità

Marzo all’Arci Fuzzy: musica e interculturalità

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In programma anche un percorso per conoscere i testi sacri

Venerdì 7 Fabrizio Paterlini live

Il mese di marzo all’Arci Fuzzy in via Goldoni 2 promette una programmazione frizzante e primaverile, con tante serate di musica live per tutti i gusti, un percorso laico di lettura e conoscenza dei testi sacri e un appuntamento per favorire il dialogo interculturale.
C’è tutto un mondo al Fuzzy: ci guida Antonia Araldi, presidente del circolo giovanile.

www.arcifuzzy.it

PROGRAMMA:

VENERDI 7

Live Fabrizio Paterlini

(pianoforte)

Compositore e musicista di origini mantovane, ha saputo costruirsi uuna fama in paesi quali il Giappone, la Russia e più in generale il Nord Europa eappena presentato il suo nuovo album “The Art of Piano” il 4 febbraio 2014.

Il musicista ha definito la sua musica “un bicchiere di vino rosso in una notte di estate”. Una lunga passeggiata notturna, al buio. L’unica luce che esplode a piccoli colpi sulla strada proviene dai tasti del pianoforte, che si piegano sicuri al tocco di Fabrizio. Quasi certi di non sbagliare. Di non perdersi. Si respira tristezza, una tristezza calma, almeno in apparenza.

SABATO 8

Live Lo ZOO di Berlino

(Rock/Avant Garde, Consorzio ZdB)

S’intitolerà RIZOMA il nuovo lavoro discografico de Lo ZOO di Berlino di cui la band ha presentato un’anteprima il 21 aprile 2013 al Teatro Palladium di Roma in occasione della X edizione di Cortoons – Festival Internazionale del Corto di Animazione. Rassegna che li ha visti partecipare con la sonorizzazione del vivo di due corti di animazione: The Bellies di P. Grammaticopoulos e Generation di D. Downes.

Un connubio tra due diverse forme d’arte a cui la band non è nuova, come ci ricorda Andrea Pettinelli. “Ci siamo avvicinati a questo tipo di perfomance in maniera del tutto naturale ed ormai fanno parte della nostra proposta artistica”.

VENERDI 14

Live Fucking Shalalas (Indie/ Roma)

The Fucking Shalalalas sono due ragazzi che amano il pop più dream e più folk. Sarah al violino e alla (splendida) voce ed Alex alla chitarra regalano atmosfere delicate quanto fresche. Quasi la versione romana degli She&Him, anche se a noi non piacciono i paragoni.

Per loro parla il primo, gustosissimo (omonimo) EP, uscito a marzo 2013. Curato nelle musiche quanto nella copertina, a voler rappresentare un immaginario indie folk sognante ma ben piantato nel quotidiano.

ASCOLTA L’EP: http://thefuckingshalalalas.bandcamp.com/album/the-fucking-shalalalas-ep

SABATO 15

Swinging Fuzzy Back to the sixties

VENERDI 21

Percorsi di integrazione

Giornata Antirazzismo

Incontro alle 18 e a seguire aperitivo etnico

SABATO 22

Live The Sleeping Tree

(Acustic folk/ La Tempesta international/ Pordenone)

The Sleeping Tree (al secolo Giulio Frausin) nasce nel 1986 a Pordenone.The Sleeping Tree debutta nel 2008 con un album, intitolato Leaves and Roots e pubblicato dalla netlabel tedesca 12rec.net, che totalizza in breve tempo più di 25.000 download.Nel novembre 2011, dopo alcune collaborazioni con artisti italiani come Abitare e Jambassa, pubblica un nuovo EP, “Stories”, disponibile sul sito dell’artista.

Poco dopo partecipa con un inedito alla Xmas Compilation della label italiana Megaphone Records, che a giugno dell’anno successivo realizza uno split su audio cassetta in edizione limitata che vede The Sleeping Tree assieme al folk singer Jackeyed. L’intera tiratura della release viene esaurita al party di presentazione.

I suoi concerti, semplici, onesti, emozionanti, lo hanno portato in questi anni in tutta Italia, anche di spalla ad artisti internazionali come Kaki King, Of Monsters and Men, Daughter.

Con Painless, full-length album prodotto da Paolo Baldini (Tre Allegri Ragazzi Morti, Africa Unite, Mellow Mood) e in uscita a novembre 2013, entra a far parte della scuderia de La Tempesta International.

VENERDI 28

Performance teatrale Free Hugs

A cura della Compagnia K

SABATO 29

Live Above the tree

(etno-folk, blues-disco/Locomotiv Records)

Atmosfere desertiche in cui il vento del Sahara
sembra fare da sfondo alle timbriche contaminate dal blues del delta e in cui i
ritmi sono sviluppati ad hoc per animare le voci ancestrali degli indiani d’America.
Quest’onda sinuosa e maestosa volteggia su un linguaggio di confine che conduce
chi ascolta verso un nuovo mondo selvaggio.

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