Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare
Almanaccando
C’è stato un tempo in cui si riusciva a organizzare degli appuntamenti precisi. E ci si incontrava. Adesso succede così: “Ci vediamo lì”, dice uno. “Lì dove?”, chiede l’altro. “Lì in zona – chiude il primo – tanto poi ci sentiamo al cellulare o ci scriviamo su whatsapp”. Prima era diverso. 15 gennaio 1969: parte la navicella spaziale Soyuz 5. A bordo sono in tre. Il giorno prima era partita la Soyuz 4, con a bordo il cosmonauta Shatalov, che doveva solo andare in orbita e aspettare, ma in un punto preciso. I tre della Soyuz 5 si son segnati bene il punto preciso e alle 8 di mattina del giorno dopo, Soyuz 5 e Soyuz 4 si beccano al primo colpo, lassù, a 224 chilometri di altezza, senza campanili bar o mcDonald a far da riferimento. E entrano nella storia per il primo aggancio in orbita. Il resto è, letteralmente, una passeggiata: due cosmonauti, Yeliseyev e Khrunov, indossano le tute spaziali, salutano Volynov e traslocano sulla Soyuz 4. Il ritorno è un incubo per Volynov, quello rimasto da solo sulla Suyuz 5. Prima il modulo di rientro non riesce a distaccarsi dal modulo di servizio, poi l’assetto è completamente sballato e la fusoliera s’arroventa per l’attrito. Così gli si fondono le guarnizioni, sprigionando fumi tossici. Poi il modulo si stacca e si riassetta. Ma al momento dell’atterraggio paracadute e razzi di frenata non funzionano bene. Enorme schianto. Volynov si rompe un paio di denti, però nemmeno se ne accorge perché era svenuto a causa dei gas tossici. Ma è salvo. Quando apre il portellone scopre di essere atterrato nel posto sbagliato: è in mezzo ai monti Urali, a qualche migliaia di chilometri da dove lo stanno aspettando. E scopre anche che la temperatura è di 38 gradi sotto zero. Che culo! Bussa alla prima fattoria che trova e il contadino, un po’ stupito, gli apre e lo fa accomodare e riscaldare. Chi se ne frega del ritorno – pensa – l’appuntamento lassù era giusto, senza bisogno di cellulare. Ci vediamo lì!
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