storie, tradizioni, curiosità, lontane nel tempo
Andar per Mantova 21 Gennaio
Concluderemo oggi il lungo excursus sul Teatro Sociale, parlando più in specifico dell’edificio e della sua storia fino ai giorni nostri. Oggi siamo in grado di apprezzare particolarmente questo teatro, dopo i recenti restauri che hanno ridato colore e bellezza alla struttura, che fa bella mostra di sè alla conclusione del corso più importante della città e apre, per così dire lo sguardo sui portici e le strade del centro storico. Percorriamone insieme la struttura a partire dalla facciata. L’edificio, una della più eleganti sale per spettacoli create dalla civiltà neoclassica in Italia, presenta un pronao a sei colonne di ordine ionico e un frontone, sulla cui fascia si legge l’iscrizione Aere sociali Anno MDCCCXXII (da cui il nome di Sociale). La facciata, il cui ordine inferiore è a bugnato, risulta rigorosamente simmetrica ed è alleggerita da due statue di Melpomene (musa della poesia tragica) e Talia (musa protettrice della commedia) di Antonio Spazzi. Dal vestibolo si accede ad un vasto atrio che introduce alla platea di forma ellittica. Ai lati delle colonne, che delimitano un piccolo vestibolo attraverso il quale si accede alla platea, si aprono due rampe di scale che portano ai palchi. Di fianco all’atrio sul lato prospiciente piazza Folengo, si trovava originariamente un caffè, spostato nel 1946 sul lato verso corso Umberto I. I palchi, suddivisi in cinque ordini, erano dotati di cortine esteriori uniformi e ricchi decori. Ad ogni palco corrispondono i relativi camerini con funzioni di guardaroba, salotto e cucina. Negli spazi compresi tra le colonne del proscenio sono collocati tre palchi di dimensioni maggiori degli altri. Il sipario, opera del veneziano Sebastiano Santi, riproduceva un paesaggio arcadico con ninfe, satiri, baccanti e pastori in adorazione di una statua del dio Pan. Una perfetta acustica fu garantita dalla forma ellittica della platea, dal rivestimento della volta della sala (incannucciato), dall’arrotondamento degli angoli di tutti i palchi, dalla giusta proporzione dell’ampiezza del palcoscenico e dall’isolamento del teatro, la cui sala presenta una pavimentazione su due piani ( il secondo dei quali ricoperto di sabbia) separati da pilastrini.
L’orchestra trovava posto nel “golfo mistico” davanti al palcoscenico.
Il teatro fu sottoposto ad una prima serie di restauri nel 1845. Tra il 1860/66, periodo nel quale fu sospesa l’attività teatrale, furono eseguiti lavori di manutenzione corrente e si dotò il teatro di illuminazione a gas. Seguirono via via altri interventi di ammodernamento e restauro e nel 1904 il teatro fu dotato in ogni sua parte di illuminazione elettrica. Nel 1939, quale membro consultivo della Direzione del teatro, il generale Spiller, nuovo podestà di Mantova, si interessò affinché il teatro recuperasse la dignità di tempio della lirica mantovana. Furono rimesse a disposizione del Condominio le originarie poltroncine in velluto rosso, cedute al Comune quando il teatro era stato adibito a sala cinematografica, e fu prestato al teatro il grande lampadario della sala consiliare, così da sostituire quello originario rimosso e andato disperso. Rientrava nei progetti di Spiller anche la creazione di un nuovo e più capiente teatro che avrebbe dovuto sorgere nel cortile retrostante al Teatro Sociale. I venti di guerra fecero naufragare il progetto.
Alla fine della guerra (1946) furono intrapresi importanti lavori di restauro e ristrutturazione dell’edificio. L’utilizzo del teatro come sala cinematografica comportò la rimozione del lampadario che ritornò nella sala del Consiglio Comunale. Nel 1952, in concomitanza con le celebrazioni del martirio di Belfiore, si promossero dei lavori di riordino della sala e delle pertinenze del teatro. L’attività teatrale continuò ad essere affidata, come era tradizione, alle imprese sino a quando, nel 1966, fu emanato un provvedimento ministeriale che inibiva le concessioni di sovvenzioni ai teatri che si affidavano ad impresari esterni. Da allora l’attività è stata gestita direttamente dalla Società del teatro che, pur tra tante difficoltà amministrative e non poche polemiche, continuò a proporre una programmazione complessivamente varia e abbastanza ricca, anche se non sempre fortunata. Attualmente il Sociale ospita non solo spettacoli di prosa e teatro ma anche concerti e iniziative culturali di vario genere. Molti i nomi famosi che questo Teatro ospitò nella sua ormai lunga vita. Ne citerò solo alcuni: Elsa Merlini, Lilla Brignone, Glauco Mauri, Vittorio Gassman , Alida Valli, Tino Buazzelli, Anna Proclemer, Giorgio Albertazzi, Paolo Stoppa, Sarah Ferrati, Dario Fò; per la rivista Wanda Osiris, Macario, Carlo Dapporto, Delia Scala, Walter Chiari. E poi per gli spettacoli lirici Mario del Monaco, Giuseppe Di Stefano, Renata Scotto e Luciano Pavarotti (1964), per i concerti Arturo Toscanini e Arturo Benedetti Michelangeli, Infine La Compagnia del “Piccolo Teatro” di Milano diretta da Giorgio Strehler si propose con successo al pubblico del Sociale nel 1952, ‘53, ‘56, ‘68, per non parlare delle felicissime rappresentazioni al Sociale della “Accademia Teatrale F. Campogalliani” e di altre iniziative che sarebbe troppo lungo riferire.
Ma, per quanto ci riguarda, la storia del Sociale si ferma qui: luci e ombre di questo straordinario edificio, costruito aere sociali nel 1822, sono ormai sotto gli occhi della comunità mantovana e , quindi di tutti noi.