Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare
Almanaccando
Il 29 gennaio 1958 inizia l’ultimo e decisivo iter parlamentare della cosiddetta “”Legge Merlin””, la legge che porterà all’abolizione delle Case Chiuse in tutta Italia. Prende il nome da una maestra veneta, eletta senatrice nelle liste del partito socialista, che fin dall’immediato dopoguerra aveva cominciato a battersi contro la prostituzione nei bordelli tollerati dallo Stato. All’epoca si calcola che in Italia vi fossero circa settecento “”casini”” con oltre tremila donne registrate come prostitute. A queste si deve aggiungere un numero imprecisato di “”clandestine””, quelle che oggi si definiscono “”escort””, che però esercitavano a domicilio o in locali di diverso genere. L’Emilia Romagna era, in quel tempo, una delle regioni a più alta densità di case chiuse d’Italia. Nella sola Ferrara si stima che vi fosse un casino ogni tre tabaccherie; situazione che era anche legata all’eccezionale presenza di giovani maschi relegati nelle numerose caserme che c’erano allora in città. Il Governo, sin dall’alba dell’Unità d’Italia, aveva facoltà di fissare i prezzi delle prestazioni sessuali a pagamento, a seconda della categoria in cui erano classificati i vari bordelli, adeguandoli anche al tasso di inflazione. Ci furono ministri che divennero particolarmente popolari per aver dimezzato il prezzo della “”semplice””, detta anche “”svelta”” o “”alla buona”” o “”agevole””.
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