Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare
Almanaccando
Il problema sta nei corni. Una volta risolto il problema dei corni possiamo presentarci al pubblico. Non è un dialogo di coppia ma il pensiero di Ferdinand Löwe, un direttore d’orchestra che voleva eseguire per la prima volta assoluta la Nona sinfonia di Bruckner. Le ultime cinque battute di quel componimento pongono un problema che viene considerato di solito indissolubile: i corni devono tenere la medesima nota per un tempo interminabile e non c’è potenza di fiato che basti, soprattutto se si tiene conto che siamo in un Adagio in cui il tempo scorre lento. Come fare? Chiese ai suoi cornisti di ricorrere a una leggera e impercettibile presa di fiato in modo da salvarli dall’asfissia. Così l’11 febbraio 1903 la Nona di Anton Bruckner viene finalmente suonata per la prima volta in pubblico. Una sinfonia incompleta. Gli amici gliel’avevano detto a Bruckner: lascia stare con questa idea della nona, la nona porta sfiga, di nona si muore. Non avevano torto, è veramente una maledizione, molte sono state le vittime celebri che durante o subito dopo la stesura della nona sinfonia sono morte: Beethoven, Schubert, Dvorák, Mahler, solo per citarne alcune. Bruckner non sarà da meno. Morirà e la lascerà incompiuta, troncata proprio su quell’interminabile suono tenuto dai corni. I direttori d’orchestra che oggi vogliono eseguirla sanno che è proprio dalla dolorosa nota conclusiva che devono approcciarla. Superato quel “”dolore”” tutto è più facile. Regola che, peraltro, vale sia dentro sia fuori dal teatro. Un po’ di dolore iniziale aiuta il prosieguo, nella musica come nella vita, anche quando di corni si tratta. Così i marinai di Chioggia sintetizzano il concetto: “”I denti ze come i corni. I fa male apena che i vien fuora. Dopo i te ajiute a vivere””.
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