Si fanno le canne

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Rivalta: 7 roghi in 3 giorni nelle valli del Mincio

Pareri distorti (OnAir alle 9 e 19.30)

Buon venerdì domato
Nelle valli del Mincio, la cui capitale è Rivalta, ci sono stati 7 roghi dolosi di canne palustri negli ultimi tre giorni, domati a malapena dall’intervento anche con elicotteri.
Nonostante il Parco del Mincio abbia vietato la navigazione nei canali delle valli, che un tempo erano fonte di reddito con la produzione di stuoini per riparare i fiori e ortaggi, di arelle per costruzioni edili tratti dalla la canna locale, gli incendi continuano ad essere dolosamente appiccati.
Secondo molti avventori di bar e improvvisati esperiti sui social, quello del “debbio” (la bruciatura della biomassa presente sul terreno) è l’unico sistema che farebbe rivivere le valli ora stremate e ridotte a morte per il divieto, imposto dall’Europa, di bruciare i residui dell’anno precedente e per lo scarso ricambio d’acqua che il Garda rilascia.
Una parte di verità c’é: un tempo si faceva così e le valli erano verdi e rigogliose in primavera, crescevano 80-100 canne per m2 contro le attuali 10, e soprattutto veniva così eliminata la biomassa che, se resta sul terreno, fa marcire le radici.
Un tempo però, c’é da dire, si bruciava prima e non a nidi degli aironi, dei falchi, dei cigni reali e di altri uccelli palustri appena rifatti e pronti per la cova.
Siccome non credo che i piromani, perché solo così si può chiamare chi appicca i fuochi, lo facciano solo per tradizione, mi chiedo, come in tutti i casi controversi: “a chi giova”?
Non è che i predatori di pesce marcio dei laghi di mezzo e inferiore aspirino a risalire il Mincio in cerca di pesce sano?
A risentirci domani. Grazie
@robertostorti

Immagine tratta da:
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