14 marzo

14 marzo

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Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare

Almanaccando

Il 14 marzo del 1972 moriva Giangiacomo Feltrinelli. Era un militante comunista, appartenente a una ricchissima famiglia della borghesia milanese e fondatore di una casa editrice che, anche se leggete poco o non leggete, non potete non conoscere. La storia della sua morte, come altre storie di quegli anni, appartiene a un’Italia che non c’è più e che, forse anche giustamente, non viene più raccontata. Per cui prendetela come un racconto fantastico, una specie di fiaba. Sui giornali apparve una foto: si vedeva un traliccio dell’Enel, alla periferia di Milano, e sotto un cadavere. Cadavere di uno sconosciuto, dicevano gli articoli, che voleva far saltare il traliccio e tagliare la luce a Milano. Un paio di giorni dopo un certo commissario Luigi Calabresi comunicò che l’uomo trovato morto era il famoso editore Giangiacomo Feltrinelli, di 46 anni, milanese, miliardario comunista, amico di Fidel Castro. Dissero che era morto mentre progettava un gesto terroristico con l’obiettivo di provocare un black out a Milano. Molti, fin da subito, non credettero a questa versione. Dissero che Feltrinelli era stato assassinato, portato sul traliccio drogato, ucciso dalla CIA in accordo con i servizi italiani. Qualcuno suggerì anche un coinvolgimento del KGB. Insomma, una gran confusione, tipica di quando non si vuol arrivare a delle conclusioni. La perizia medico-legale, curiosamente ritrovata solo nel 2012, indicava che il possibile omicidio aveva somiglianze con altri casi simili di morti sospette fatte passare per incidenti, suicidi, morti naturali o accidentali, come quelle di Enrico Mattei, Adriano Olivetti, Roberto Calvi e Peppino Impastato.
[rf]

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