Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare
Almanaccando
Anche se negli ultimi tempi ci siamo abituati a inconsueti fenomi metereologici, che fanno tutti concludere che il clima sta cambiando, quello che è successo la notte del 29 marzo 1848 è rimasto unico. Siamo alle Cascate del Niagara. Normalmente nelle cascate l’acqua cade. In quelle del Niagara lo fa con particolare potenza e con un maestoso effetto scenico. Anche i numeri non sono bazzeccole: ogni secondo cadono tre milioni di litri d’acqua. Ogni secondo, da milioni di anni. Ma quel 29 marzo sul lato canadese delle cascate, vicino a Buffalo, si crea una formazione di ghiaccio che impedisce il passaggio dell’acqua. È come se si chiudesse uno dei più grandi rubinetti del mondo. O se il gelo bloccasse le tubature. Così la mattina seguente scompaiono le cascate del Niagara. Stupore. Soprattutto per il silenzio inquietante che regnava. Del resto il termine Niagara, che viene dalla lingua nativa americana, significa acque tuonanti. Qualcosa vorrà pur dire. Come succede spesso davanti ai cambiamenti improvvisi le persone reagiscono in modi diversi. Si crea una piccola folla di curiosi, come in autostrada quando c’è un incidente. Qualcuno approfitta della secca ed esplora le cavità naturali che il flusso dell’acqua nascondeva alla vista. Un gruppo di soldati a cavallo dell’esercito americano coglie l’occasione di quel bel letto asciutto nel fiume e organizza una parata. Altri pensano che ci sia poco da sfilare e anzi leggono in quell’essiccamento un segno del destino. Segno negativo, ovviamente. Dopo una quarantina di ore la temperatura un po’ sale, e l’acqua ricomincia a cadere di nuovo. Tuonando.
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