Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare
Almanaccando
Pellestrina è un’isola della laguna di Venezia dove si parla un dialetto inconsueto, ricco di terminologie uniche. Per esempio tartaruga si dice “”bissa-in-scuela””, la biscia con la scodella. Lavatrice, invece, si dice “”mastella-a-motore””. Non riescono ancora a staccarsi dal concetto di mastello, sia gli uomini sia soprattutto le donne. Di certo l’avvento della lavatrice, ovvero il motore che fa girare l’antica mastella, deve esser stato una rivoluzione non da poco, non solo nell’isola di pescatori. Qualche sociologo sostiene che, insieme con la pillola anticoncezionale, la lavatrice è da considerarsi l’invenzione che più ha incoraggiato il percorso di emancipazione della donna. C’è anche chi dice che la lavatrice ha cambiato il mondo più di Internet, perché ha restituito alle donne il tempo per lavorare fuori casa. Con la lavatrice, poi, sono arrivate anche le lavanderie commerciali, quelle a gettoni e quelle dove c’è il signore o la signora che ti serve. Nell’immaginario collettivo la lavanderia è un paesaggio nostalgico, con un Nick Kamen si abbassa i jeans e resta in boxer, o con le vicende di George Jefferson, quello che con la catena di lavanderie da Harlem arriva a Manhattan. Le lavanderie commerciali hanno permesso a tutti di occuparsi da soli del proprio bucato. Lì dove vivono singles, separati, studenti fuori sede, uomini o donne che affittano appartamenti in settimana perché lavorano lontano da casa, si trovano più facilmente lavanderie commerciali. In alcune ci si possono trovare anche riviste, macchinette per il caffè, e persone con cui fare conoscenza mentre si aspetta il bucato. Ah, dimenticavo, il 18 aprile del 1934 a Fort Worth, in Texas, apre la prima lavanderia commerciale. Però non saprei dire come mai un servizio che tanto bene ha fatto ai rapporti di genere sia nato proprio in questa città semisconosciuta, nota solo per aver dato i natali a pornostar e musicisti jazz.
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