a cura di Maria Vittoria Grassi
Andar per Mantova 29 aprile
Buona giornata alle ascoltatrici e agli ascoltatori di Radiobase da Maria Vittoria Grassi, e da un nuovo Andar per Mantova. Oggi ho scelto di abbandonare luoghi e monumenti per rispolverare invece qualche tradizione e proverbio legato alla stagione e al periodo. Siamo ormai a fine aprile ed è quasi finito dunque aprile dolce dormire: siamo pronti invece ad entrare in maggio, quando il proverbio cambia e ci ricorda che chi dorme in maggio digiuna in settembre. Insomma maggio dovrebbe darci una scossa di vita e certamente lo fa a partire proprio dal primo Maggio, un giorno che , come tutti sappiamo è internazionalmente dedicato alle conquiste dei lavoratori di tutto il mondo. Una ricorrenza che ha origine dalle lotte per il lavoro negli Stati Uniti e che fu ratificata in Italia nel 1891. Oggi poi, in un tempo di così forte crisi per il lavoro, questa ricorrenza è più che mai sentita. Ma il mese di maggio è davvero un mese variopinto e ricco di appuntamenti, che già nel passato era festeggiato con riti ed usanze particolari, in un fermento di vitalità dovuto all’arrivo della bella stagione, del risveglio della natura e, perché no, anche degli umori e degli amori. Questo mese fiorito, festoso, ricco di tradizioni e di rose .. fin dall’antichità si festeggiava come propizio ai riti del rinnovamento. della natura e dell’amore. Nella notte tra il 30 aprile e il primo Maggio gli antichi Celti e i Romani festeggiavano riti liberatori che nel Medioevo erano considerati utili a scacciare demoni e streghe. Di qui l’uso, ancora vivo nell’800, anche nelle nostre zone, di Piantare il maggio: il maggio era un ramo d’albero ornato di nastri, ghirlande e piccoli doni che, nella notte di calendimaggio, i contadini piantavano davanti all’uscio delle loro dame o collocavano davanti agli usci e alle finestre in segno di festa e di buona fortuna. Sempre per il Calendimaggio, la festa dell’arrivo del mese, Teofilo Folengo, il poeta mantovano che conosciamo come Merlin Cocài, canta che ai suoi tempi Mantua tota bagordat : la città, secondo la sua testimonianza, si riversava nelle piazze e nelle strade, in festa, agitando rami frondosi e festeggiando appunto il maggio, il ramo di cui parlavo prima, simbolo della fecondità e della rinascita. Molte le tracce ancora oggi presenti, e non solo nel nostro territorio mantovano, di questi riti e omaggi ai fiori e alla natura. E portare il maggio ad una ragazza, ancora nella prima metà del ‘900, significava farle una dichiarazione d’amore; c’era anche la curiosa abitudine di portare via i cancelli dai giardini e dalle corti per significare che lì c’era una ragazza che sarebbe stata “”liberata”” presto dal giogo familiare, cioè chiesta in matrimonio .. , Oggi sono rimaste tracce delle antiche usanze, sia nei detti e proverbi sia in alcune feste di paese, a volte ricordate e a volte riesumate. Si può citare – chissà se qualcuno se ne ricorderà, magari per averne sentito parlare – “”l’infiorata””, caratteristica dei paesi in riva al Po fino agli inizi del Novecento. L’infiurada si praticava la prima domenica di maggio: i giovani andavano di nascosto ad infiorare con petali di rose e foglie le soglie di casa delle ragazze da sposare. Rami belli e fioriti erano destinate alle prescelte o alle cortesi, rami d’ortica o polvere di fuliggine alle ragazze bisbetiche. Di qui anche il detto: “”Par santa Crosa/as pianta i Magg’ a la morosa””. Teniamo conto che il termine Santa Crosa si riferisce al 3 maggio, data in cui nelle nostre campagne si celebrava il ritrovamento della vera Croce di Cristo. E, in proposito, cito un proverbio che si rifà proprio a questa data del 3 maggio: “”Se tuona per la Santa Croce di Maggio, l’inverno si fa coraggio””, cioè se il 3 maggio c’è cattivo tempo, torna il freddo. Come sappiamo tutti la chiesa, anche per dare un’impronta meno libertina a tutti i riti che il mese di maggio comportava, dedicò, questo mese alla Madonna, rosa di maggio per eccellenza. Il culto mariano è da sempre molto sentito nel mantovano: si usava, e ancora oggi si usa, riunirsi a recitare il rosario insieme, nelle corti, attorno alle cappelle sparse nelle campagne o nelle case, un’abitudine bella, festosa e socializzante Infine ecco altri due proverbi significativi: Mag’ l’è ‘l més che i àsan i va in amur (a conferma di quanto detto precedentemente) e Maggio fresco e ventoso fa il raccolto rigoglioso.
Per concludere questa multiforme puntata di Andar per Mantova voglio ricordare che proprio oggi, 29 aprile, si festeggia sul calendario santa Caterina da Siena. E quindi non posso fare a meno di soffermarmi un momento, andando per Mn, sulla chiesa di Santa Caterina che, modesta e discreta, è anche poco conosciuta dai mantovani. Si trova in corso Garibaldi ed ha una fondazione antica (l’originaria chiesa risale al 1329): nell’attuale veste fu ricostruita nella prima metà del XVIII secolo. E’ curioso però il fatto che il suo campanile, che presenta delle belle aperture a bifora, archetti pensili e cornici in mattoni, sia inglobato ora nel cortile di un condominio. Stranezze urbane da segnalare!