Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare
Almanaccando
Il 2 giugno 1946, dopo vent’anni di fascismo, gli italiani ritornano a votare. Non è cosa da poco. Vanno a votare anche le italiane. Pure questa non è cosa da poco, perché per le donne è la prima volta. Con una breve eccezione: nel 1906 dieci maestre marchigiane chiedono di essere iscritte nelle liste elettorali dei propri comuni. La commissione dà risposta favorevole, considerando che hanno “”i diritti civili e politici nel regno, sanno leggere e scrivere e sono munite della patente di maestre elementari””. Il Procuratore del Re, però, non è della stessa opinione e fa ricorso. Ma il presidente della Corte d’Appello di Ancona lo respinge e dà ragione alle maestre. La sentenza, sulla quale i giuristi del Regno d’Italia si dividono, diventa un caso nazionale. Passano dieci mesi. Il
Procuratore del Re presso il tribunale di Ancona ha fatto ricorso e la Corte d’appello di Roma lo accoglie: cancellatele dalle liste elettorali. In quei dieci mesi c’è il “”lungo”” governo Giolitti e non si va a votare. Però Carola, Palmira, Giulia, Adele, Giuseppina, Iginia, Emilia, Enrica, Dina e Luigia sarebbero state pronte a farlo, 40 anni prima del 2 giugno 1946.
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