A Pavia, un punto l’abbiam portato via. In casa di una delle prime un buon pareggio, dunque, del Mantova in rimonta, su un primo e su un secondo svantaggio. E si sarebbe addirittura potuto anche vincere, visto che dopo il secondo pareggio, il Pavia, secondo l’ammissione del suo mister, s’è spaventato. Forse bastava crederci, e non accontentarsi del punticino. Ma secondo un detto mantovano “pütost che gnìnt l’è mèi pütost” (= piuttosto che niente è meglio piuttosto). Dunque, accontentiamoci.
Il primo gol del Pavia è simile all’ultimo preso dal Feralpi, su corner. Tanto per non perder l’abitudine. Un tal Marino è dimenticato dai biancorossi e ci infila di testa. Siamo al 29’.
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Il pareggio arriva dopo 10 minuti. Foglio approfitta di un errore pavese ed entra in area, dove, “murato” da un difensore e dal portiere, passa a Ruopolo che (1) tira, ma è rimpallato da un accorrente azzurro, (2) con un po’ di fortuna recupera palla e (3) va a segnare a porta vuota.
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Ma la gioia mantovana dura 3 minuti, perché un tal Ferretti conclude una galoppata al limite dell’area sinistreggiando un diagonalone nell’angolo basso alla sinistra del povero Bonato, (incolpevole secondo i nostri quotidiani).
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Il secondo pareggio è opera del neoentrato Ungaro, che si trova addosso un rinvio dell’ex Siniscalchi; gran volata verso la porta e rosso sinistrone sull’uscita del nero portierone. È il 15’ del secondo tempo, e dopo un quarto d’ora Ungaro ci prova ancora, ma con meno fortuna e forse con meno convinzione (che adesso chiamano, chissà perché, “cattiveria”). Contentémas.
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