Servono veramente?
Buon lunedì gitante
La situazione internazionale porta alcuni Istituti scolastici di città ad essere cauti nella scelta delle mete delle gite scolastiche.
Parigi è bandita, Roma quasi, ma non tutti concordano con questi timori. Come sempre c’é chi dice A e chi dice B.
Io vorrei spostare il problema alla reale utilità delle gite scolastiche, definite anche “di istruzione”, non affrontando l’indubbio vantaggio economico per le agenzie viaggi, i gestori di pullman e di alberghi e il commercio vario.
Lasciando da parte l’economia, la domanda che mi pongo é questa: sicuri che serva la scuola per “istruire” alla vista di città d’arte e non? Sicuri che servano 5 giorni o 15, passati all’estero per rinforzare una lingua straniera?
Personalmente ho forti dubbi, sia per la pluralità di occasioni che gli studenti oggi hanno, rispetto a ieri, di viaggiare, sia perché il viaggio di istruzione andrebbe preparato in classe e non solo sui documenti da presentare ai Consigli di classe e di Istituto che sovente approvano senza nemmeno leggere o discutere ma guardando solo alla meta.
Il rapporto scuola mondo esterno, passa per altre strade, come quello tra scuola e lavoro che, a mio avviso non è sufficientemente valorizzato ma lasciato alla volontarietà di alcuni docenti, genitori, imprenditori, anche se, da quest’anno, è diventato vincolante e obbligatorio, almeno, per il triennio delle superiori.
Ovviamente, questo, è solo uno dei tanti pareri che si possono esprimere in materia.
A risentirci domani. Grazie
@robertostorti