Dik Dik “I grandi successi originali” (2000)

Dik Dik “I grandi successi originali” (2000)

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Brani scelti e commentati da Alessandro Belisario, ex titolare della Direzione Cultura della Provincia di Firenze

Ascolta il Disco Base della settimana

1. DIK DIK "Sognando California"
2. DIK DIK "Se io fossi un falegname"
3. DIK DIK "Il primo giorno di primavera"
4. DIK DIK "L'isola di Wight"
5. DIK DIK "Viaggio di un poeta"

discobase-fb-logoEra il 1968 quando i Dik Dik se ne uscirono col primo album. Non ci impiegarono molto, a differenza di tanti complessi simili che per aspettare il primo disco ci impiegarono un bel po di anni. Forti della Disco Ricordi, danno alla luce il loro omonimo. Siamo nel 1968, anno inutile dire di forte caratura, ma i Dik Dik in tutto questo dove sono? Diciamocelo, l’album risente troppo della British Invasion al punto da rimanerne quasi schiacciato. Ma ciò nonostante il gruppo incide la sua canzone piu famosa, ‘Senza Luce’. Ma veniamo per ordine.
La formazione inizialmente era un power trio. Giancarlo Sbriziolo alla voce e al basso, accompagnato da Pietro Montalbetti ed Erminio Salvaderi. Quando si parla di Dik Dik si parla per forza di Senza Luce, e il collegamento ai Procol Harum è quasi d’obbligo. Giusto un anno prima, nel 1967, questi ultimi diedero alla luce uno dei brani piu suggestivi e indecifrabili della storia della canzone. A “Whiter Shade of Pale” non è solo una canzone, ma quasi un enigma. Sarà come gia detto dal testo molto particolare, sarà forse per quell’ intro di organo che oserei definire instancabile. Essì, perchè è tra le poche cose che ogni volta che la ascolto è sempre come la prima volta. Chissà se la mossa dei Dik Dik è stata puramente di cuore o se avevano gia intravisto l’immortalità nel brano. In ogni caso, furbescamente o meno, fecero cio che in Italia erano bravissimi a fare all’ epoca. Arrangiare con testi in Italiano che spesso non hanno niente a che vedere con l’originale i grandi successi Inglesi. Poco male, se ne escono canzoni come ‘Senza Luce’. Tanto male in altro casi, ma vabè. Tornando al brano, insomma, i Dik Dik hanno tenuto fede alla difficoltà testuale elaborandola in un modo comunque indecifrabile. La prima strofa sembra proprio parlare di una sbornia. D’ improvviso il racconto si interrompe ed emerge una voglia di libertà e di felicità espressa attraverso uno sguardo verso un cielo stellato, e tra le righe emerge una figura quasi evanescente che non sappiamo neppure se reale. Ma lo diventa nella terza strofa, in uno strano paragone con un’ altra donna. Sembra un po forzata, eppure l’effetto Whiter Shade of Pale la rende come dire, meravigliosa.
Poteva mai bastare una sola cover? Ovviamente no, ecco che emerge anche “Sognando California” , “rubata” ai The Mamas & The Papas, uno dei gruppi chiave del panorama psichedelico/folk dell’ estate dell’ amore. Questa volta non è stato neanche cambiato il titolo (California Dreamin’). Aiutati da Mogol per il testo, ecco uno splendido affresco del sogno per antonomasia. Le calde estati Californiane. Indimenticabili le parole (Ti sogno California/ E un giorno io verrò).
Diciamocelo, il resto dei brani risente molto dei Kinks d’annata. “Dolce di giorno”, scritta da Mogol e interpretata inizialmente da Battisti, “1-2-3”, cover di Len Barry, ovviamente italianizzata, leggermente meglio “Guardo te e vedo mio figlio”. Insomma, oltre ai grandi due classici c’è poco da salvare, ma si sa, la fine degli anni 60 imponevano delle sonorità che successivamente il complesso avrebbe abbandonato a favore di musica piu “settantiana”, sempre riferita al genere. Curioso anche come un disco che contiene brani appena sufficienti abbia sfornato due tra le canzoni piu famose di quegli anni. E diciamocelo, solo “Senza Luce” varrebbe l’acquisto.

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Oltre a vicepresiedere come si conviene a un vicepresidente, ci guarda dall'alto dei suoi 192 cm. La foto non tragga in inganno.