Carta canta, vilàn dormi

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Agricoltura: vale ancora il contratto non scritto

Buon martedì scritto

In agricoltura vale ancora il contratto verbale, non scritto.

Nell’intervista che il Ministro dell’Agricoltura Martina ha rilasciato all Gazzetta di Mantova, c’é un passaggio chiaro sulla arretratezza del comparto agricolo, relativamente ai diritti.

Dice il Ministro, a proposito del costo del latte: “…per questo abbiamo messo in legge l’obbligo dei contratti scritti e della durata di 12 mesi”.

Se si sono preoccupati di obbligare la scrittura del contratto per una vendita, in questo caso del prodotto latte, ci si rende conto di quale sia la stantia situazione delle compravendite agricole, comprese quelle immobiliari, ancora legate ad ataviche consuetudini che fanno giurisprudenza.

Se per caso avete voglia di comprare un terreno, fate verificare, ammesso che ci si riesca, che non ci sia nessuno che possa vantare di aver coltivato quel terreno per anni, perché, anche se non ha in mano niente di scritto, bastano testimoni che dicano che quel soggetto ha lavorato su quelle terre che il suo diritto di prelazione vale più della vostro acquisto e questo anche dopo il vostro rogito, almeno per un anno.

Siamo ancora al “pìcia chì, la vaca l’è tua” come si faceva un tempo nello scambio di capi di bestiame, mostrando il palmo della mano all’acquirente il quale, per suggellare l’affare, stringeva la mano che il venditore gli porgeva.

Nonostante il detto “Carta canta, vilan dormi”, siamo ancora fermi alla stretta di mano e alle promesse verbali.

A risentirci domani. Grazie

@robertostorti