Book news
La custode del miele e delle api, Cristina Caboni, Garzanti
Angelica non è mai riuscita a mettere radici. Non ha mai voluto legarsi a niente e nessuno, sempre pronta a fuggire da tutto per paura. C’è un unico posto dove si sente a casa, ed è tra le sue api. Avvolta dal quieto vibrare delle loro ali e dal profumo intenso del miele che cola dalle arnie, Angelica sa di essere protetta e amata. E un’apicoltrice itinerante e il miele è la sola voce con cui riesce a far parlare le sue emozioni. Perché il miele di lavanda può calmare un animo in tempesta e quello di acacia può far ritrovare il sorriso. E Angelica sa sempre trovare quello giusto per tutti, è il suo dono speciale. A insegnarglielo è stata Margherita, la donna che le ha fatto da madre durante l’infanzia, quando viveva su un’isola spazzata dal vento al largo della Sardegna. Dopo essere stata portata via da lì, Angelica ha chiuso il suo cuore e non è più riuscita a fermarsi a lungo in nessun luogo. Ma adesso il destino ha deciso di darle un’altra possibilità. C’è un’eredità che l’aspetta là dove tutto è cominciato, su quell’isola dove è stata felice. C’è una casa che sorge fra le rose più profumate, un albero che nasconde un segreto prezioso e un compito da portare a termine.
Mi chiamo Lucy barton, Elizabeth Strout, Einaudi
In una stanza d’ospedale nel cuore di Manhattan, davanti allo scintillio del grattacielo Chrysler che si staglia oltre la finestra, per cinque giorni e cinque notti due donne parlano con intensità. Non si vedono da molti anni, ma il flusso delle parole sembra poter cancellare il tempo e coprire l’assordante rumore del non detto. In quella stanza d’ospedale, per cinque giorni e cinque notti, le due donne non sono altro che la cosa piú antica e pericolosa e struggente: una madre e una figlia che ricordano di amarsi.
I cigni della quinta strada, Melanie Benjamin, Neri Pozza
Il 17 ottobre 1975 fa la sua comparsa nelle edicole americane un numero speciale di “Esquire” che mostra in copertina la foto di profilo di un Truman Capote grasso e pallido, e una didascalia che reclamizza l’ultimo, attesissimo racconto dell’acclamato autore di “A sangue freddo”. Titolo: “La Cote Basque 1965”. Capote si è incamminato da tempo lungo la china dell’autodistruzione. Quasi costantemente in preda all’alcol e alle droghe, è soltanto una smorta controfigura del trentenne dagli occhi pieni di passione e inquietudine che sedusse il bel mondo newyorchese vent’anni prima. Su quel mondo, che lo ha tacitamente messo da parte, posa ora la sua astiosa penna, narrando del santuario che ne è al centro e che ha le sue vestali nei Cigni della Quinta Strada:le regine dei cocktail, delle feste di beneficenza, dei party più esclusivi, dei dinner e dei lunch alla Cote Basque, il ristorante dove, appunto, pranzi e cene sono diventati un appuntamento imprescindibile della mondanità newyorchese.
La bambina in rosso. Egon Schiele visto dalle sue donne e dai contemporanei, Antonio della Rocca Gilgamesh
In ventotto anni di vita Egon Schiele ha lasciato dietro di sé un numero imprecisato di opere. Nell’immaginario collettivo Schiele è un pittore erotico, se non pornografico. Su Schiele come artista è stato scritto moltissimo. Per contro su Egon come uomo, sulla sua vita privata, sulle ragioni intime del suo male di vivere, si è scritto poco… Un piccolo borghese che della vita accetta selettivamente tutto (e solo) quello che considera funzionale alla sua missione, un anarchico che non si altera mai in omaggio a un principio di efficienza, una personalità libera ma condizionata in senso eroico dalla figura paterna, un fratello innamorato, sempre nei limiti in cui può concepire di darsi, ma non certo in senso platonico, della sorella Gerti. Un eterno fanciullo insomma, lo ha detto lui stesso. Lo si racconta qui, anche impietosamente, tramite le sue donne, soprattutto Gerti, la più importante, e altri personaggi, tutti intervistati post mortem, con una tecnica che ha consentito di far rivivere delle figure affascinanti ed intriganti.