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“Il Violino della Shoah” torna a suonare tra le mani del maestro Paolo Ghidoni: l’intervista

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Prenderà il via oggi la “Settimana della Memoria”, con una rassegna di eventi promossa dal Comune di Mantova e dal Conservatorio di Musica Lucio Campiani per ricordare e riflettere su uno dei temi più dolenti della storia dell’umanità: la Shoah.

L’appuntamento inaugurale è previsto per oggi a partire dalle h 18, presso l’Auditorium del conservatorio di via Conciliazione a Mantova, con una conferenza-concerto dal titolo “Midor Ledor: di generazione in generazione, memoria e futuro”, sul senso stesso della memoria e sul testimone da lasciare alle future generazioni.

DER MUSIK MACHT FREI
(“La musica rende liberi”)

Seguirà un momento intenso che lascerà spazio alla musica, con il concerto del maestro Paolo Ghidoni che suonerà non un violino qualunque, ma “il violino della shoah”, quello appartenuto ai fratelli Levi, tornato in Italia direttamente dal campo di concentramento di Auschwitz, e che arriva oggi dal museo civico di Cremona dove è custodito, per l’occasione. “Der Musik Macht Frei” è la scritta che ha viaggiato insieme a questo strumento.

Ai nostri microfoni, poche ore prima del concerto, c’è il maestro Paolo Ghidoni che ci ha raccontato di questo strumento, del repertorio previsto e sopratutto “del significato”.

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Classe 1990 e una vita piena di paradossi. Da bambina non parlavo con nessuno, da grande ho preso un po’ di lauree in comunicazione e media, e ne ho fatto il mio mestiere, che adoro. Ho vissuto per qualche anno all’estero: la Svizzera mi ha adottato e la Spagna mi ha abbracciato, ma l’Italia rimane il mio nido. Racconto il mio territorio, conoscendo quello che sta al di là delle dogane. Ma dato che sono cresciuta a sbrisolona e Sailor Moon - Paladina della giustizia, tra le altre, mi occupo anche di mediazione interculturale e libertà civili. Qualcuno a volte, mi definisce Don Chisciotte contro i mulini a vento. L’ironia e la libertà sono gli unici modi che conosco, e sono quelli che voglio comunicare ai microfoni di Radiobase. Il mio motto? Sii te stesso, tutti gli altri sono già occupati.