Il Paese di Cuccagna
Un saluto e bentrovati a tutti gli ascoltatori!
La fame è stata, nel corso della storia, una delle minacce più gravi alla sopravvivenza del genere umano. Un rischio che, pur sembrando oggi davvero remoto, è stata frequentemente concreto fino all’avvento della società industriale. Ripetutamente le cronache dell’ultimo millennio ci raccontano di casi di cannibalismo, di antropofagia, di coprofagia, di ingestione di terra, di insetti e di animali immondi: tutti disperati tentativi di sfuggire ai tormenti provenienti dalla pancia.
Il folclore e la letteratura forniscono numerose testimonianze della costante presenza del fantasma della fame. L’esempio più indicativo è forse il celebre “Paese di Cuccagna”, un mitico luogo di delizie, d’abbondanza, di felicità e libertà. Un paese dove si svolge perennemente un grande banchetto popolare, un tripudio alimentare soprattutto per i poveri e gli affamati. Una terra beata dove veniva soddisfatta sia la gioia psichica sia il benessere corporale, abbracciando qualsiasi appetito animalesco.
La leggenda del Paese di Cuccagna si trova in racconti di ogni epoca e di vari paesi, non solo europei, ovunque descritto come luogo dell’abbondanza culinaria e del benessere assoluto dovuto alla pancia piena. Pare che il riferimento più antico si trovi in una commedia greca risalente addirittura al V secolo prima di Cristo, nella quale si narra di fiumi di polenta e brodo nero, sulle rive dei quali si trovano pezzi di carne arrostita, oltre che pesce e cosciotti, tutto cotto a puntino e accostato a intingoli prelibati.
Il mito di Cuccagna è la raffigurazione del desiderio di rivincita delle masse affamate di ottenere almeno qualche volta, durante lo spazio della vita, tutto e in abbondanza. Una sorta di Eden gastronomico, dove è sempre primavera e dove ogni leccornia è gratuita e a portata di mano. A completare poi il quadro compaiono abiti, stoffe e oggetti preziosi che crescono sugli alberi e dei quali ciascuno si può servire liberamente. Nella versione francese le case sono fatte di pesci, di salsicce e d’altre cose ghiotte, i campi sono recintati con pezzi di carne arrosto e spalle di maiale, le oche grasse si vanno avvolgendo per le vie arrostendosi da se stesse, e vi sono tavole sempre imbandite di ogni vivanda dove ognuno può sedersi liberamente e mangiare di ciò che meglio gli aggrada, senza mai pagare un quattrino di conto. Per bere si va al fiume, il quale è mezzo di vino rosso e mezzo di vino bianco. In questa terra il mese è di sei settimane e vi si celebrano quattro Pasque, e ogni altra festa principale è quadruplicata, mentre la Quaresima viene solo una volta ogni vent’anni.
Volendo cercare che cosa non si mangia a Cuccagna potrebbe soprattutto sorprendere l’assenza del pane, l’alimento base della società medievale. Il pane forniva la maggior parte delle calorie giornaliere ingerite dai più poveri, tanto necessario da renderlo oggetto di preghiera con il noto “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Inoltre a Cuccagna non si mangia alcuna zuppa. Fatto strano ma che probabilmente ha una spiegazione assai semplice: questo piatto necessita di ingredienti che non si trovano in quel paese. Uno per tutti è l’acqua, visto il fiume è di vino e la pioggia è di budini.
Le varie tradizioni hanno nel tempo adattato gli ingredienti di questa terra meravigliosa. Così, se quasi ovunque il fiume è di vino, in Germania ci scorre birra e idromele. Oppure, se in Francia le case sono fatte di pesce e di carne, in Italia sono costruite con pareti di formaggio e intonacate di ricotta, i tetti sono ricoperti di sciroppo dolce e le strade lastricate con lasagne.
Curiosità finale: nella versione italiana del Paese di Cuccagna è presente anche la prigione, i cui muri sono fatti di parmigiano. Vien spontaneo ipotizzare evasioni dal sapore intenso.
Buon appetito e a risentirci la settimana prossima!
@Convivium_RB
Immagine: Patrizia Piga, “Melon pool”.