La dieta musicale
Un saluto e bentrovati a tutti gli ascoltatori!
Secondo uno studio dell’Università di Oxford il “condimento” musicale di un piatto è in grado di influenzare la percezione stessa del sapore del cibo e, in qualche maniera, condizionare il cervello nel cogliere il sapore delle pietanze. A quanto pare i suoni prodotti dagli ottoni sono in generale ideali per suggerire e sostituire i sapori amari, mentre le note acute fanno aumentare la percezione della dolcezza degli alimenti, infondendo un senso di gratificazione maggiore. Sulla scorta delle conclusioni di questa ricerca il “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù” di Mary Poppins dev’essere quindi messo in discussione, a favore di risultati migliori dati dal suono di un bel pianoforte.
Tale influenza della musica a tavola è stata chiamata “sonic seasoning”, ossia il condimento musicale. Gli psicologi della Oxford University sostengono che si può arrivare a rendere un piatto il dieci per cento più dolce o più salato attraverso una melodia musicale. La notizia di questa scoperta ha destato da subito grande interesse e molti hanno cercato metodi per concretizzarne gli esiti. Per esempio la compagnia aerea British Airways ha introdotto una nuova scaletta di tredici brani finalizzati ad accompagnare i pasti dei suoi viaggiatori.
Ma è nel campo delle sperimentazioni dietetiche che il “sonic seasoning” ha avuto i riverberi più significativi. Se l’ambiente è acusticamente confortevole paradossalmente anche la torta che si sta mangiando sembra più dolce. Basta quindi sacrifici a tavola per gli ossessionati dalla bilancia. Con una buona colonna sonora si può tranquillamente servire per cena una pietanza decurtata di quegli ingredienti che attentano alla nostra salute, abbindolando il cervello e sostituendo per esempio delle note acute a una dose di zucchero troppo abbondante. Con la differenza che una dolce melodia non è certo una minaccia per il colesterolo o per la linea. Affinché la “sonic seasoning” abbia gli effetti desiderati, è importante però fare attenzione anche al volume: un suono troppo alto finisce infatti per far aumentare la fame e, conseguentemente, anche il girovita.
L’associazione musica-dieta non è tuttavia nuova. Era già stata messa in pratica a Mantova nel 1400, per cercare di curare Ludovico II Gonzaga. Abile politico e mecenate di vari artisti, fra i quali Andrea Mantegna che per lui affrescò la “Camera degli Sposi”, il marchese non fu solo amante del bello ma anche dei piaceri della tavola. Proprio a causa di questa sua inclinazione egli soffriva di una grave e pericolosa obesità. Dopo vari tentativi di dieta mal riusciti, l’umanista Vittorino da Feltre, educatore di corte, decise di curarlo abbinando un rigido regime alimentare all’obbligo di ascoltare musica durante i pasti. L’esperimento ebbe successo: rapito dalle melodie di sottofondo, Ludovico II si “dimenticò” del cibo riuscendo così a dimagrire.
Questo tipo di “dieta musicale” venne in seguito sperimentato altre volte. Non a caso esiste un vero e proprio genere conosciuto come “musica da tavola” che consiste in un variegato repertorio di musiche appositamente composte per accompagnare i banchetti. Tra il Sei e il Settecento l’interesse per questo genere in Europa crebbe al punto che maestri come Beethoven e Rossini si dilettarono nella composizione di brevi arie per pianoforte intitolate ad antipasti e a dessert!
Buon appetito e buon ascolto quindi, e a risentirci la settimana prossima!
@Convivium_RB