La storia della musica negli anni ‘70
di Berardi Giacomo
Se negli anni ’60 andava di moda il rock, seppur leggero, negli anni ’70 il rock era il pane quotidiano di ogni membro della società al di sotto dei 40 (con alcune eccezioni!). Questo genere musicale, infatti, aveva avuto anni, se non decenni, per svilupparsi. Proprio gli anni ’70 rappresentano l’avvento della tecnologia nella vita di tutti i giorni, ma anche nella musica: Il rock degli anni 60’ era prevalentemente fatto con chitarre acustiche e senza l’ausilio dell’elettronica (eccezion fatta per Jimi Hendrix, uno dei primi a portare l’elettronica nel genere), il rock degli anni ’70 è fatto con chitarre elettriche, tastiere, amplificatori, bassi elettrici e così via. Ma sempre rock rimane. E, allora, rimaneva sempre, grazie ai suoi sottogeneri, la musica preferita dalla maggior parte della popolazione mondiale.
Ma, ragazzi! Stiamo parlando degli anni ‘70! Quando qualcuno mi nomina quegli anni la prima cosa che mi viene in mente è la musica disco… ok, diciamo che è la seconda cosa che mi viene in mente: la prima sono i pantaloni a zampa d’elefante. Coooomunque, la musica disco è entrata in voga quando si sono cominciate a diffondere le prime discoteche (non le balere, dove si ballavano i lisci). È questo il periodo dei Bee Gees, i colpevoli della colonna sonora di Saturday Night Fever, di Gloria Gaynor (e della sua voglia di sopravvivere) e della mamma degli ABBA.
Si iniziano a diffondere anche dei “piccoli” sottogeneri che però hanno un seguito tutt’ora: sto parlando del Punk, sottogenere della musica rock, ma con uno stile più arrabbiato, risultato del malcontento generale per le aspettative (deluse) che si avevano nel decennio prima.
Un altro sottogenere che si è evoluto in quegli anni è il Jazz fusion, che altro non è che la fusione di jazz, rock e funk. Il genere era particolarmente apprezzato da chi adorava le melodie rock (facilmente orecchiabili) ma amava anche un certo brio, tipico del jazz. Col tempo il jazz fusion si è avvicinato alla musica pop, ma all’epoca veniva ascoltato da chi aveva gusti sofisticati seppur non troppo formali, com’era considerato il jazz.
Mentre “nel mondo” succedeva tutto ciò, in Italia la scia anglosassone viene leggermente abbandonata per produrre qualcosa di proprio: è l’era del cantautorato italiano, del quale alcuni esponenti sono Giorgio Gaber e Fabrizio De Andrè, e delle canzonette (per intenderci: le canzoni di Raffaella Carrà sono considerate tali).
Progetto COalCO
Alternanza scuola lavoro