Buona Pasqua, Buona Pasqua e ben trovati a questo Andar per Mantova.
Oggi miei cari ascoltatori, Maria Vittoria Grassi e Andar per Mantova vi hanno preparato un pesce d’aprile..
In che senso? Nel senso che invece di portarvi in giro per la città e dintorni, per festeggiare la Pasqua, ho pensato di proporvi una mia favola pasquale, che vi terrà compagnia mentre vi preparate alla festa, dopo i sacrifici (si fa per dire) della quaresima e in vista di uova di cioccolato e ramoscelli pasquali.
Spero che apprezzerete ciò che ho inventato per voi, anche se esce un po’ dal solito seminato. La favola si intitola: “Il principe della cioccolata”
C’era una volta un principe che impazziva per la cioccolata.
Si diceva che questa sua passione derivasse dal fatto che era nato il giorno di Pasqua per cui la regina sua madre, che si chiamava Natalia (era nata, ovviamente il giorno di Natale) lo aveva chiamato Pasqualino (detto Lino).
Il giorno della sua nascita, la sua culla principesca era stata invasa dalle uova pasquali di cioccolata: al latte, fondente, alla nutella, pralinate, colorate, farcite, con sorpresa e senza … Da allora Lino non aveva più mangiato niente se non in qualche modo mescolato alla cioccolata: anche il latte materno dovette essere “condito” di cioccolata e la povera regina Natalia ne dovette ingurgitare tanta durante l’allattamento che ingrassò sedici chili e si riempì di brufoli: finché, finalmente, il figlioletto non si decise a passare alle pappine (alla cioccolata, naturalmente).
Col tempo questa mania per la cioccolata si rivelò decisamente un problema: anzitutto le forniture erano diventate un incubo per il gran ciambellano cinese, di nome Choco – Rhi, in secondo luogo i cuochi e i camerieri non sapevano più cosa fare per accontentare Lino, che esigeva ogni giorno nuovi menu al cioccolato, e in terzo luogo il principe ingrassava a vista d’occhio.
Per non parlare dei soliti brufoli da cioccolata che spuntavano dappertutto sul corpo dell’augusto sovrano e che i suoi paggi dovevano controllare ogni giorno con impacchi, pomate e sfregamenti vari.
Naturalmente Lino non aveva ancora trovato moglie, un po’ per il suo aspetto fisico, un po’ perché nessuna fanciulla aveva voluto imbarcarsi in una situazione così difficile come quella caratterizzata dall’insaziabile voracità per la cioccolata.
La regina Natalia sospirava (quando mai non l’ho fatto nascere per Ferragosto!!!) il re suo padre (Von Dente, di nobilissima famiglia svizzera) non diceva niente perché qualche antenato strano con la passione per la cioccolata ce l’aveva.
Lino, alla proposta di sposarsi, rispondeva solo: “Purché abbia una bella pelle color cioccolata e sia una donna dolce..”.
Pensa che ti pensa, Choco – Rhi, alla fine, ebbe un’idea.
Chiamò al castello una sua lontana parente africana, dalla bella carnagione scura e che possedeva – si diceva – virtù magiche e la presentò al principe.
Lino guardò bene la ragazza e, per prima cosa, le diede una leccatina sul braccio. “ Il colore potrebbe andare – disse svogliatamente – però non sa di niente, non credo che come moglie mi possa soddisfare! Portatemi la mia settima tazza di cioccolata, per favore!”.
“Adesso ci penso io” disse la ragazza, che si chiamava Perù Gina, e, detto fatto, preparò un bell’intruglio alla cioccolata che offrì al principe promettendo:”Bevetelo, Maestà, e tutto quello che toccate si trasformerà in cioccolata!”.
A Lino non par vero di ubbidire: si bevette con gusto tutto l’intruglio e poi cominciò a toccare tavole, tappeti, lampade, stoviglie … Tutto, effettivamente, si trasformava in ottima cioccolata e il principe non stava in sé dalla gioia.
Inutile dire che tutti gli esseri umani scappavano davanti a lui: camerieri, paggi, Choco – Rhi, cani e cavalli, genitori e parenti …. Eppure Lino era felicissimo: leccava e mangiava e sgranocchiava e, passandole vicino, gridò a Perù – Gina che l’avrebbe sposata al più presto.
La festa, per il principe, durò tutta la giornata finché si sentì un po’ stanco e decise di andare a letto a godersi le ultime pantofole che aveva toccato e che si erano subito trasformate in cioccolata al latte.
Si accorse che nei corridoi non c’era nessuno: paggi, maggiordomi, camerieri, il ciambellano Choco – Rhi, i suoi genitori … Tutti spariti! “ Nessuno vuole farsi toccare, è naturale” pensò Lino, ma non se ne curò più di tanto e si avviò verso la sua stanza.
Era così gonfio di cioccolata che non aveva neanche voglia di farsi un bagno, per cui, così com’era, si buttò sul letto beatamente … e sprofondò in un materasso di cioccolata liquida, profumata e densa, questo sì, ma piuttosto insidiosa.
Lino, prima, cominciò a bere, deliziato, ma poi, visto che il livello della cioccolata non calava, nuotò faticosamente fuori dal letto e, tutto ricoperto di cioccolata, andò in bagno a lavarsi un po’, almeno per scollare le palpebre impastate di cioccolata.
Aprì i rubinetti e non solo quelli si staccarono, trasformati in bastoncini ritorti di puro fondente, ma anche l’acqua che uscì subito divenne una bella cascata cremosa , tipo cappuccino, che subito cominciò a scorrere per tutte le stanze.
Lino annaspò, si sbilanciò, scivolò sul pavimento e partì a razzo verso le scale: cercò di aggrapparsi alla balaustra ma questa cascò subito in pezzi di cioccolata e così il poveretto precipitò e precipitò e precipitò …
Quando rinvenne si ritrovò nella sua stanza, tutto ingessato, circondato dal ciambellano e dai suoi genitori.
“Sta’ calmo – caro – disse la regina Natalia – ti è rimasto un unico osso non rotto, il malleolo del piede sinistro! Ci vorrà un po’ di tempo perché tu ti rimetta! Se vuoi qualche cosa fa’ solo dei cenni con la testa.”
Lino ci mise un po’ di tempo a raccapezzarsi, poi vide, in un angolo, Perù Gina, che sorrideva, e un lampo di terrore gli passò negli occhi. “Non preoccuparti, sei guarito!” disse la ragazza, credo che non vorrai più vedere in tutta la tua vita né me né una traccia di cioccolata”. Lino ebbe uno sguardo decisamente di sollievo.
E, in effetti, tutto, col tempo, a corte si risolse.
Perù Gina ebbe una lauta ricompensa in denaro e se ne tornò al suo paese, Choco – Rhi andò in pensione straricco, Lino guarì e diventò un ottimo re … Ma c’è una cosa di cui i visitatori di quel regno si stupiscono sempre: niente, nel castello e fuori, è di color marrone. Persino i tronchi degli alberi e gli animali sono dipinti di bianco …
Chissà perché!!!
MariaVittoria Grassi