“La nòt ad Nadal/ l’è nat an bel Putìn,/ bianch e rus e risulin./ i angel i cantava,/ li stèli li brilava,/ la luna inluminava/ San Giusèf al predicava/ la Madòna suspirava/i prét in snuciùn/ i cantava li urasiùn/ l’urasiùn di Capusìn./ Tegn in bràs al mé Putìn/ pien ad rosi e pien da fiùr:/ è nasì nòstar Signùr!”
Buona filastrocca natalizia da Maria Vittoria Grassi e, quindi, uno speciale Buon Natale!.
La filastrocca riportata è un’antica cantilena mantovana in rima sul Natale, in cui si ricorda tutta la sacra famiglia, gli angeli, i preti, la luna e le stelle, e, soprattutto, il Bambino, che, per essere davvero bellissimo nella concezione popolare doveva essere bianco e rosso (cioè nei colori della perfetta salute) e ricciolino (il massimo della bellezza per i capelli infantili).
Com’è ovvio, miei cari amici lettori di RadioBase, vorrei dedicare queste note proprio al Natale, ricordando o sottolineando qualche aspetto non sempre conosciuto del più tradizionale e più sentito periodo dell’anno, che spesso è diventato purtroppo frutto dell’abitudine e strumento del consumismo.
E parlare del Natale, anzi introdurre il Natale, significa anche parlare dei Re Magi e della loro storia e significati. I re Magi spuntano da un Vangelo dell’infanzia armeno, che fa i nomi di tre sacerdoti persiani: Melkon, Gaspar e Balthasar, anche se non manca chi vede in essi un persiano (recante in dono oro), un arabo meridionale (recante l’incenso) e un etiope (recante la mirra).
In un Vangelo degli Ebrei, che risale al II secolo si parla di un gruppo di Magi guidati da tre capi: Melco, Gaspare e Fadizarda. In ogni caso i magi entrarono nel presepe soprattutto come simbolo delle tre popolazioni del mondo allora conosciuto, Europa,Asia e Africa. Anche il numero dei Magi è piuttosto controverso. Fu definitivamente stabilito in tre, come i doni da loro offerti, da un decreto papale di papa Leone I Magno, mentre, prima di allora, oscillava fra due e dodici.
Questi magici personaggi, anche nella nostra tradizione popolare mantovana, avevano, almeno fino al secolo scorso un ruolo importante in questo periodo natalizio.
Ma voglio tornare in specifico al Natale e, seguendo il grande etnologo mantovano Tassoni, alla notte della vigilia.
La notte della vigilia, nei paesi del mantovano, una compagnia di cantori andava in processione prima dell’ora di cena. Mentre nelle case ci si preparava alla cena della vigilia, sotto le finestre i cantori annunciavano i re Magi: “Noi siamo i tre re/venuti dall’Oriente/per adorar Gesù… O gente o buona gente/tu che in camera stai serrata/ qui di fuori che tira vento/ci sentiamo il core giassar.. Padron di casa/se l’orazion vi piace/fate l’elemosina/che n’anderemo in pace”.
Oggi molte tradizioni sono ormai scomparse o trasformate ma la notte di Natale è sempre magica e ricca di prodigi. Così può anche capitare che gli animali parlino tra loro, come accade nel giorno di sant’Antonio, dice la tradizione popolare. e allora compare un dialogo come questo: “E’ nato Gesù”, sbraita il gallo, “Indòa indoòa”, chiede il bue “Betlèm Betlèm, bela la pecora” Andém andém” conclude l’asino.
Chiudo e vi saluto con un’altra filastrocca: ” Questa notte nasce in terra/Gesù Cristo Redentor/ e la Sposa l’è divina/l’è la Madre del Signor… E’questa la notte santa/viva quei che qui la canta/Bona gent di questa ca’m/arcmandem la carità!”.
Certo! altri tempi e, soprattutto, altra fame! …
Tanti cari auguri, e alla prossima, come sempre, da Maria Vittoria Grassi.
fotoNONmie tratte dalla rete Immagini di repertorio.