Storia di Rimaldino, figlio di Rimaldo

Storia di Rimaldino, figlio di Rimaldo

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Per le piccole storie divertenti di Maria Vittoria Grassi

C’era due volte il re delle rime, Rimaldo, che, come già raccontato in precedenza, parlava solo in rima e aveva felicemente trovato una graziosa consorte, Melodia.

Il “c’era due volte” si spiega col fatto che la storia continuò con la nascita del loro pargoletto, Rimaldino, il cui linguaggio era del tutto simile a quello del padre, sempre rigorosamente in rima.

I suoi primi vagiti rimavano tra loro (e fin qui nulla di strano, “uè/uè”) e le sue prime parole pure: “pappa/scappa”. Dopo di che, seppure con qualche difficoltà, tutti in seguito riuscirono a seguire anche le sue filastrocche, e volentieri perché Rimaldino era un bambino adorabile.

“Caro nonno/ mi vien sonno/un bacetto/ e vado a letto” diceva a suo nonno Giobbe che, ovviamente, stravedeva per lui, tanto che aveva imparato a rispondere in rima: “Baderò a non fare chiasso/ finché stai sul materasso!”. E da quel momento nessuno nella reggia poteva più azzardare un bisbiglio.

Tutto dunque andava a meraviglia finché un giorno a Rimaldino venne un grosso raffreddore. “Non è grave maestà – sentenziò il medico di corte, di nome Sciroppo, – qualche goccia e guarirà!”.

E, in effetti, dopo qualche giorno il raffreddore passò e Rimaldino tornò vispo e sorridente come prima. Ma…. Vi aspettavate un ma, e, in effetti, qualcosa cambiò.

Rimaldino ricominciò a parlare, sì, in rima, ma omettendo sempre l’ultima parola, e la cosa diventò inaspettatamente problematica. “Oggi il tempo sembra bello, procuratemi un … “Mantello/ girello/scalpello/cammello/fardello/sgabello…” provavano i vari valletti (uno disse “cervello” e fu subito licenziato). Finalmente Giobbe disse “cappello” e la cosa si risolse.

Tuttavia il problema si ripeteva con richieste più impegnative ed esiti più seri. Un giorno, addirittura, dopo che Rimaldino ebbe detto al valletto (scusate, mi è scappata la rima): “Dopo il bagno, sull’istante, or mi serve un ….”, lo sfortunato assistente gli portò tutto fiero “– un bel purgante!”.

Rimaldino se la cavò con un mal di pancia e il valletto se ne scappò lamentandosi: “Gli serviva un Deodorante e mi caccian da ignorante!”.

Non si poteva andare avanti così: il padre, re Rimaldo, prese in mano la situazione: “Convochiamo maghi e streghe, /perlustrate le botteghe, /ci sarà qualche perché/ per la rima che non c’è!”.

Detto fatto fu diramato un bando in tutto il regno e finalmente si presentò al castello un certo Melchiorre, Mago di professione e di esperienza.

Fu introdotto a corte e visitò Rimaldino. “Ma la cosa è assai lampante – disse – la risolvo in un istante! / il motivo è il raffreddore/ ci vorrà uno sturatore!”.

Strinse il naso di Rimaldino e gli ordinò di soffiare con forza a bocca chiusa. Ed ecco che dalle orecchie di Rimaldino uscirono svolazzando nell’aria decine di parole, tra cui ovviamente, “cappello” e “deodorante” … Erano tutte le parole rimaste inceppate nelle sue orecchie, bloccate dal raffreddore e accumulate nel tempo.

Inutile dire che da allora Rimaldino non perse più neanche una parola e che, ad ogni raffreddore, soffiava forte per sturarsi le orecchie.

E Melchiorre?.

Scappò via senza berretta, borbottando in tutta fretta: “Ho una stella da seguire/ e un Neonato da scoprire!”.

 

Un caro saluto da Vittoria e alla prossima!

 

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