C’era due volte il già noto Re Grattacapo, che si apprestava a cercare un marito per la sua seconda figlia, la principessa Mutanghera, che non apriva bocca dalla nascita.
Il gran ciambellano, Bacucco, continuava a non farsi una ragione di questa disgrazia capitata al suo amatissimo re “una figlia che non tace mai, una figlia che tace sempre e una figlia che mugugna … mah! ai miei tempi pane e acqua per tutti e i figli crescevano bene!.
“Pensa per te, trisnonno Bacucco, ribatteva il trisnipote Ugolino (detto Ugo), ti ricordi del mio antenato, il conte Ugolino? Neanche pane e acqua gli avete dato…! E come è finito?”.
Bacucco incassava borbottando che era stato un caso estremo, che in fondo un po’ di digiuno non fa male a nessuno ecc. ecc.
“Basta! – disse Grattacapo irritato – risolviamo adesso il problema di Mutanghera! Che dici tu, Menefrego? “aggiunse rivolgendosi alla regina consorte, che si stava sempre limando le unghie… “Mi si è sfaldata una pellicina – rispose Menefrego – che figlia hai detto?”.
Il povero Grattacapo si grattò dieci minuti il capo per la disperazione e ordinò che si facesse il solito bando nuziale sulla Gazzetta del regno. Così cominciò la solita sfilata di principi, duchi, baroni, marchesi ecc.
La principessa Mutanghera era complessivamente molto carina e dolce, anche se, purtroppo, aveva un naso a becco d’aquila che scendeva quasi fino al labbro. “Sembra quasi Dante Dante”, pensava Grattacapo che le voleva molto bene, ma il problema era che la ragazza non parlava: accoglieva graziosamente i pretendenti, li guardava e faceva di no col capo, senza parlare.
“Chiamo un ventriloquo? – azzardò timidamente Bacucco – Un doppiatore? Il mago Zurlì?” Grattacapo lo fulminò con lo sguardo.
Nel frattempo, esauriti i pretendenti nobili, erano cominciati a sfilare i semplici cittadini, professionisti, commercianti, artigiani… finché si fermò davanti a Mutanghera un giovane artista del paese, Michelangelo. Guardò la principessa, si inchinò e, con un leggero e preciso colpetto della mano le sollevò la punta del naso, liberando la bocca.
“Mio geniale salvatore! – gridò Mutanghera tra lo stupore di tutti – finalmente qualcuno che ha capito il mio problema!” E fu così che, una volta completato con un lieve intervento l’arricciamento all’insù del naso, Mutanghera e Michelangelo convolarono felicemente a nozze.
Si dice anche che Michelangelo, portando la sposa sorridente all’altare le sussurrasse “cara, posso chiamarti Monna Lisa?” ma non so se sia vero!
Un caro saluto da Maria Vittoria Grassi e alla prossima!