Jaco Pastorius
“Jaco Pastorius”, 1976 (Epic)
Jazz / Fusion
di Luca Petruzziello
Definire Jaco Pastorius un bassista fusion, non solo non rende merito a lui, ma ad una intera generazione di musicisti che ha portato la musica nel ventunesimo secolo!
Jaco è stato un artista a 360 gradi, non solo perchè ha definitivamenter sdoganato il “basso elettrico” da mero strumento di accompagnamento, ma anche per il fatto, attraverso i suoi studi, di aver dato vita ai sogni di intere genrazioni future di aspiranti musicisti.
Se artisti come Larry Graham, e prima di lui James Jamerson, ci avevano aperto gli occhi, e con “Jaco” che scopriamo un universo intero di sonorità e melodie.
Pastorius, c’è da dire, non era soltanto un bassista, ma, oltre ad una ottima presenza al pianoforte, scorreva nel suo sangue una vena compositiva che ben presto troverà spazio dopo i suoi primi lavori.
Ma torniamo a quella che considero una “pietra miliare” del basso elettrico; nel lavoro omonimo, Jaco apre tutte le potenziali porte, che saranno ampiamente evolute da artisti quali Michael Marning in futuro; l’album inizia con la cover di “Donna Lee“, dove con il solo accompagnamento percussivo di Don Alias le note ci arrivano a colpire con la stessa forza ed intensità dei boppers di un tempo.
La performance non è solo tecnica, però, ci avvisa infatti di ciò che saranno gli sviluppi futuri per i nostri padiglioni auricolari…
“Portrait of Ttracy” il capolavoro!
Qui l’ampio utilizzo di armonici rompe definitivamente il silenzio: il basso elettrico temina la sua corsa negli anni settanta e guarda direttamente al futuro.
Non dimentichiamo che in quel periodo Jaco va a confrontarsi con artisti del calibro di Stanley Clarke e riuscire a non essere nella scia di altri, dimostra quanto il “Genio musicale” alberghi in lui.
Come On , come Over ( cantata dal duo Sam & Dave) , ci porta alle basi formative di quel soul-funky che Pastorius svilupperà al meglio, per alcuni nobilitandolo, quando entrerà a far parte della band fusion per antonomasia: i Weather Report.
Il lavoro ritmico-melodico sulle scale e sugli accordi, infatti, sarà l’abc per ogni bassista dopo di lui.
Continuum, anche se con un leggero sottofondo urbano, ci porta in luoghi dove possiamo facilmente dimenticare gli affanni quotidiani.
Gli anni settanta dal vivo, ci vengono presentati attraverso Kuru/Speak Like a Child; non poteva essere altrimenti vista la presenza di Herbie Hancock!
Se si ha nostalgia del jazz di ottima qualità che strizza l’occhio all’avanguardia…Opus Pocus è lì per noi, senza dimenticare la sostanza fusion però.
Okokole/Trompa ci trasporta verso il continente africano dove ritmo e profondità di spirito non lasciano indifferenti.
(Used to Be A) Cha-Cha un continuo crescendo di intesità sonore sino al finale da brivido.
Forgotten Love; a chiudere una “pietra miliare” della musica, ancora un tema sviluppato con orchestra che si fonde con i fotogrammi della nostra mente.
E se non bastasse ad affermare la qualità della produzione, dando un’occhiata agli artisti che partecipano non possiamo aver alcun dubbio.
Di Hancock ed Alias abbiamo detto; ma nel lavoro di Pastorius fanno capolino: dai fratelli Brecker a Wayne Shorter passando per Lenny White!
Chiudo, per chi avesse dubbi sulla sensibilità dell’uomo, con la frase che la bella biografia di Bill Milkowski riporta…
Un giorno un venditore di strumenti musicali, lo invitò ad ascoltare il campionamento che era stato fatto del basso di Jaco; lui, una volta che ebbe termine la campionatura suonata dal sintetizzatore, disse:
“Beh, ora che sono lì dentro vuol dire che non avrete più bisogno di me!”.
Quanto si sbagliava!
Ancora oggi, più che mai, avremmo bisogno di lui; anche se il seme musicale è stato raccolto da grandi musicisti: dal citato Michael Marning a Richard Bona; senza contare che Marcus Miller ha più volte dichiarato che l’album sia stato per lui una fonte di ispirazione unica.
Buon ascolto!