Visionario, utopista, provocatore sono stati spesso aggettivi che hanno accompagnato il nome di Joseph Beuys, eppure mai come ora, nella tragedia che ha colpito la Germania, la sua Germania, si può intravvedere quanto quell’utopia visionaria fosse in realtà grido di allarme, monito per un futuro possibile.
I suoi richiami simbolici ad un rispetto per la natura, che si palesano in azioni forti come la piantumazione di 7000 querce, sottraendo territorio alla cementificazione, restarono messaggi che conservano una loro innegabile valenza
Joseph Beuys si era anche adoperato sul piano politico, inteso come attività attorno al concetto che viene sintetizzato con la frase la rivoluzione siamo noi
Nel 1976 si è candidato per il Gruppo d’azione degli elettori indipendenti (AUD). Quando l’SPV, una associazione politica legata ai Verdi, prese parte alle elezioni del Parlamento europeo nel 1979, Beuys era uno dei loro migliori candidati. E quando non venne eletto comunque non fece mai mancare la sua presenza iconica e carismatica.
Alla fine degli anni Settanta stigmatizzava :«Il nostro è un sistema economico fondato sul saccheggio sfrenato delle risorse naturali. […] sotto la sua crescita espansiva soccombono sempre più livelli e cicli vitali del sistema ecologico».
Purtroppo stiamo constatando che l’ultimo ciclo vitale che soccombe è il nostro. Se c’è qualcosa da fare facciamolo subito o non avremo il tempo di commemorare il prossimo visionario.
Nel rinato Giardino della Casa del Mantegna sabato 24 luglio alle ore 10, sarà piantumata una giovane quercia la mostra rende omaggio all’artista nel 100° della nascita, ma è anche il ricordo delle “7000 querce”, una delle opere più famose del secolo scorso. Per questo, l’artista Paolo Gugliemo Conti darà avvio a un’AZIONE di ispirazione beuysiana.