Vi trasmetto ora il commento alla mostra di fotografia naturalistica più famosa di sempre con il prezioso contributo del dottor Marco Colombo, fotografo naturalista.
MARCO COLOMBO-WILDLIFE PHOTOGRAPHER OF THE YEAR Visita guidata online alla mostra fotografica
Eccolo finalmente, dopo anni di ricerche, kilometri e attese mi sta guardando; so che rimarrà immobile per qualche secondo per poi scomparire in mezzo agli alberi e ho solo questi secondi per scattare la foto perfetta. Per questo sento il mio cuore battere fortissimo e trattengo il respiro. Sto tornando da una passeggiata nella quale speravo di scattare qualche foto interessante ma non ci sono riuscito. Scoraggiato, guardo distrattamente il prato al mio fianco e in quel momento vedo un esemplare appartenente ad una specie rara che non avevo neppure mai sperato di immortalare! Il tempo di prendere in mano la macchina e mi sento ripagato della fatica dell’intera giornata. Queste sono solo alcune delle innumerevoli e affascinanti occasioni nelle quali è possibile vivere l’emozione di un incontro con un animale selvatico, che restituisce un senso di libertà e allo stesso tempo di fragilità che ogni fotografo naturalista spera vivamente di bloccare schiacciando il pulsante di una macchina fotografica, per restituire le stesse sensazioni a chiunque in seguitò guarderà la foto. Questo è il concetto fondante del concorso fotografico organizzato dal Natural History Museum di Londra, giunto alla 56° edizione. 100 dei 45000 scatti considerati sono esposti dal 1° ottobre a Milano, nel Palazzo Francesco Turati, dando vita alla mostra Wildlife Photographer of the Year, che durerà fino al 31 dicembre. Immagini studiate e desiderate per anni o ottenute per un istante di fortuna rappresentano nell’insieme una natura così affascinante e vulnerabile (molte delle specie sono a rischio di estinzione) da richiedere di essere tutelata in nome del diritto di esistenza di ogni specie ma secondariamente anche a beneficio dell’uomo: le generazioni attuali vogliono realmente privare quelle future degli esseri viventi protagonisti di queste immagini? Ognuno di noi dovrebbe rispondere a questa domanda guardando una delle 100 foto della mostra e pensando ad una delle 100 storie che ha ascoltato. Marco Colombo, naturalista e fotografo professionale, vincitore di alcune passate edizioni di questo concorso, ieri sera ci ha accompagnati in questo viaggio di cento tappe, cercando di restituirci tutti i significati che ogni scatto nasconde.
Marco, quale tra tutte le foto di cui ci ha parlato avrebbe voluto scattare lei? Perché? In realtà io quando guardo le foto in mostra non penso “avrei voluto scattarla io questa”, non mi è mai capitato in realtà, anzi dico “bellissima”; è più il senso di ammirazione che di voler fare io le stesse cose. Però ti posso dire le mie preferite di quest’anno. Allora una è il vulcano in eruzione, l’Etna, di Luciano Gaudenzio nella sezione dei paesaggi; quella è molto bella perché ha una compenetrazione di colori caldi e freddi, il bordo del cratere che sembra un calderone con la lava che fluisce verso il mare come un’autostrada di fuoco quindi anche gli elementi accostati. È veramente un’immagine pazzesca quella, mi piace tantissimo. E poi l’altra mia preferita è quella dell’ippopotamo ricoperto di fango che sembra una statua con l’occhio perfettamente pulito; noi siamo attratti dall’occhio e quindi il fatto che sia tutto omogeneo e uniforme ad eccezione dell’elemento più significativo, cioè l’occhio, lo rende veramente un ritratto d’impatto. Poi è quasi monocromatico nonostante sia così naturale, i colori erano quelli. Senza quell’occhio aperto non sarebbe la stessa cosa; lo stesso meccanismo che fanno per alcune scene dei film tipo Godzilla con l’occhio chiuso sembra una roccia e ad un certo punto bam! apre l’occhio di colpo. Ed è lo stesso identico meccanismo. Quella mi piace molto.
Ringrazio Marco per il tempo che ci ha dedicato nonostante i numerosi impegni.
[Valentina Vitali]