Lionel Richie
“Can’t slow down”, 1983 (Motown)
Pop
di Luca Petruzziello
Spesso, per non dire sempre, l’uscita di un album veniva anticipata dalla pubblicazione di un 45 giri; ciò consentiva di verificare il gradimento da parte del pubblico da un lato e dall’altro velocizzare la diffusione dell’artista attraverso le radio, media principale dell’epoca!
Accadde anche per la nostra pietra miliare, che vide la pubblicazione da parte della Motown del singolo “All night long” poco prima che il secondo lavoro da solista di Lionel Richie fosse diffuso in tutto il mondo.
Prima di parlarvi dell’aneddoto che all’epoca mi vide coinvolto, credo sia doveroso soffermarsi su due aspetti della storia musicale moderna: non vi è ombra di dubbio che la Motown di Detroit abbia fatto parte, e faccia ancora parte, della vita di ognuno di noi!
Wonder, Jackson (tutti), Ross, Gaye, Robinson…tutti artisti nati e cresciuti sotto l’egida della casa discografica che ha portato alla luce la cosiddetta “black music”; la Motown, nata dall’idea di Benny Gordy, infatti è stata la prima etichetta dedicata ad artisti afroamericani di livello planetario.
Se pensiamo però che sia un fenomeno settoriale, sbagliamo di grosso; la musica dei suoi musicisti, cioè di un gruppo che suonava stabilmente per la casa discografica, ha influenzato artisti in tutti i generi; consiglio la lettura di “Standing in the shadows of Motown”, dedicato alla vita del bassista James Jamerson, dove riusciremo a capire il vero spirito e le grandi doti artistiche che rappresentavano il cuore pulsante della casa discografica!
I riff di Jamerson, presenti in successi senza tempo, hanno contribuito a creare quello che poi sarà definito come “Motown sound”, ispirando musicisti come Paul McCartney o Jaco Pastorious, giusto per citarne due.
Per chi invece ha la possibilità, se ancora viene rappresentato, consiglio il musical Motown, indicatomi all’epoca dall’ instancabile camminatore ed amico Bago, che ebbi la fortuna di ascoltare e vedere a Broadway nel 2014!
Ma torniamo al nostro 45 giri e di come in una serata in cui io ed il mio amico Angelo, che condivideva molte esperienze musicali lato DJ all’epoca, provammo a far ballare il “pezzo”, modo arcano per indicare un brano musicale (:-D), alle persone che erano presenti ad una serata in cui lavoravammo come intrattenitori musicali.
Sapevo di rischiare, ma conoscevo bene l’artista ed il suo valore essendo suo fan sin dall’infanzia, ma avendo una delle poche copie in mano giunte nella mia città non potevo non proporlo.
Luci spente, Angelo tira su un paio di faretti, mentre io alzo non troppo velocemente il cursore del mixer…l’atmosfera è da lento, auguro a tutti i ragazzi di oggi di ballarne uno nella vita per noi cresciuti a pane e “Footlose” era un momento magico, e tutti i presenti si affrettano a trovare una compagna!
La danza è dolce quasi hawaiana, dopo un inizio nel mezzo della savana, e la voce di Lionel, come sempre, fa sognare tutti; ma quando arriva il primo stacco il ritmo cambia; è come se ognuno dei presenti avesse preso uno schiaffo; le coppie si separano di qualche centimetro e noto che i volti si scambiano uno sguardo come a dire: ”Ed ora come lo balliamo?”.
Qualcuno tenta dei passi, ma i molti restano tra l’affascinato e l’incerto; con calma abbasso la musica, lasciandola in sottofondo, ed apro il microfono dicendo che stavano ascoltando l’anteprima di un album che avrebbe contribuito a cambiare il volto della musica e che di lì a poco avrebbero ballato tutti!
Nel frattempo Angelo è già pronto con Michael Jackson; effettua un missaggio magistrale e la serata continua, con molti che alla fine mi chiederanno chi fosse l’autore del brano, se non ricordo male sarà scelto per la cerimonia di chiusura delle olimpiadi di Los Angeles, che avevano ascoltato per meno di due minuti!
A parte il piccolo episodio, davvero oggi fare un riassunto della carriera di Lionel Richie, come della storia della Motown, richiederebbero almeno la scrittura di altri tre articoli.
In linea di massima arriva alla carriera solistica, dopo aver mietuto successi come leader dei Commodores e duetti epici come “Endless love” insieme a Diana Ross; credo che dopo il video di “We are the world” e l’evento “Live Aid” siano rimasti in pochi a non conoscerlo!
La nostra pietra miliare non è solo la sua hit principale, ma rappresenta la svolta di Richie verso una nuova era; non più legata strettamente al funky (che già si intuiva nella prima produzione da solista), siamo lontani da brani come “Too hot” ad esempio, ma piena di contaminazioni dove “All night long” rappresenta l’angolo di svolta!
Mi riferisco a brani come Running with the night, lieve accenno rock, o Stuck on you, dove alcuni passaggi strizzano l’occhio al country; non mancano però i classici della produzione di Richie, come le bellissime ballad Hello e The only one, o la più ritmata Penny Lover!
Un po’ di funky però non poteva mancare…e Love will find a way ci ricorda da dove veniamo, anche se il ritmo non è aggressivo.
La track di apertura, e che fornisce il titolo all’album, è il giusto mix tipico anni ’80, dove l’elettronica e le ritmiche dance si fondono per l’ennesimo prodotto di qualità dell’epoca!
Il parco di artisti che partecipa alla produzione poi è di altissimo livello: dalle percussioni di Paulinho Da Costa alla voce di Richard Marx; dalla vena creativa di Greg Phillinganes al basso di Laboriel.
La citazione a parte la merita Brenda Harvey-Richie, compositrice di talento, prima moglie di Richie e che volle fortemente l’avvio della carriera solistica di suo marito.
Non vorrei deludere chi pensa stia parlando di un vecchio artista che non abbia nulla da dire oggi; ma basta andare ad un suo concerto, come feci qualche anno fa dopo decenni di attesa, per vedere famiglie composte da diverse generazioni che cantano e ballano le sue canzoni, alcuni testi sono pura poesia.
Chiudo la mia pietra miliare con un ricordo, la musica è legata strettamente alle nostre emozioni che spesso affondano le loro radici nei ricordi dei brani ascoltati; Richie era uno dei pochi, se non l’unico, artista straniero amato da mia madre!
Ogni volta che la vedevo triste e le chiedevo se volesse ascoltare un po’ di musica, la sua riposta era sempre: “Lù, metti quel cantate con quella voce stupenda”. Non c’era bisogno di aggiungere altro!
Buona musica a tutti!