Per le piccole storie di Maria Vittoria Grassi ecco la
C’era una volta una principessa molto golosa. Già al momento della nascita i suoi augusti genitori, il re Chocolat e la regina Caramel, si erano accorti della propensione della figlia per tutto ciò che era cibo o poteva sembrare tale. La bimba infatti (a cui fu dato il nome di Sgranocchia), appena vide la luce, si ingoiò un anello a forma di cuore dell’ostetrica e un cucchiaino d’argento a forma di biscotto che una dama di corte le aveva portato in dono.
Crescendo poi Sgranocchia, anziché cambiare, peggiorò: non c’era nulla di commestibile che non le piacesse assaggiare e, purtroppo, rosicchiava o divorava anche tutto quanto le ricordava il cibo. Era più forte di lei: le gambe del trono di suo padre, di legno ritorto color cioccolata, erano ormai state addentate più volte, il cuscino preferito di sua madre, in damasco color miele, veniva continuamente succhiato e persino le soffici guance della sua damigella di compagnia venivano guardate con compiacimento, come se fossero bigné.
Per il resto Sgranocchia era bella, simpatica e intelligente e tutti, nonostante il suo difetto, le volevano bene. Quando arrivò il momento di pensare al fidanzamento Chocolat e Caramel cominciarono ad essere preoccupati: fortunatamente la golosità non aveva alterato le forme della principessa, che, nonostante assaggiasse di tutto conservava una figura snella e agile e un bel viso fresco e simpatico.
Come sempre avveniva, fu mandato nei paesi vicini il bando per invitare i pretendenti e vennero indette feste sontuose che permettessero a tutti i giovani del circondario di conoscere la principessa. Il problema era che Sgranocchia spazzolava immediatamente tutto quanto veniva imbandito, per cui gli ospiti erano costretti a banchettare con qualche misero tozzo di pane rimasto o a raccogliere le briciole che distrattamente la principessa seminava di qua e di là mentre svolazzava da un piatto all’altro.
Nessuno faceva in tempo ad accostarsi a una torta prima che Sgranocchia elegantemente, allungando un braccio, se la mangiasse, nessuno annusava il profumo di un arrosto prima che Sgranocchia allegramente se lo portasse in un angolo per gustarselo…
Così, pian piano, i pretendenti si diradarono e alla fine scomparvero del tutto. La principessa non perdeva il buon umore e confortava i genitori con molta grazia: “non dovete preoccuparvi! – diceva – finché c’è cibo c’è speranza!”.
Un giorno, navigando in Internet, Sgranocchia venne a sapere che un giovane ricercatore di un paese lontano, di nome Inappetent aveva inventato un nuovo alimento, che conteneva, contemporaneamente, carne, insaccati, pesce, formaggi frutta verdura e dolci. Era un cibo assolutamente speciale, a cui Inappetent aveva dato il nome di tortaggiosto: si presentava con un bel colorito iridescente e una forma tra l’ovale il quadrato e il tondo.
“Lo voglio” – disse subito Sgranocchia: mandatemi a chiamare Inappetent e fatemi portare la sua invenzione.” Inappetent arrivò, pose sul tavolo in un piatto di vetro una bella porzione di tortaggiosto e attese la principessa. “Maestà, le disse, da quando l’ho inventato non riesco a mangiare altro: assaggiatelo!” Sgranocchia si avventò, come sempre, sul piatto: addentò, masticò, trangugiò … e sputò. “Che schifo – esclamò – questo te lo mangi tu!” Volentieri, maestà, disse Inappetent ingoiando l’intero piatto. Da allora Sgranocchia cambiò: si ridusse a mangiare solo uova, l’unico cibo che non le ricordasse il tortaggiosto. Inutile dire che sposò Inappetent e che i due vissero felici e contenti dividendosi affettuosamente a tavola i piatti con i loro alimenti preferiti. Nacquero anche due belle ragazze: l’una con una voglia a forma di uovo sulla fronte la seconda con un tatuaggio sulla mano dal bel colore iridescente … ma questa è una nuova storia!
A presto e buona giornata a tutti da Vittoria!