Cat Stevens “Teaser and the firecat” (1971)

Cat Stevens “Teaser and the firecat” (1971)

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Cat Stevens
“Teaser and the firecat”, 1971 (Island)
Folk-Rock

di Riccardo Savazzi

Cat Stevens, pseudonimo di Steven Demetre Georgiou (dal 1995 Yusuf Islam), figlio di padre greco-cipriota e di madre svedese, nasce a Londra il 21 luglio 1948 e cresce nel quartiere di Soho, nell’appartamento posto sopra il ristorante del padre, dove la musica popolare greca è di casa.
Oltre che dalla musica greca, la carriera artistica di Cat Stevens sarà influenzata anche dalla pittura dello zio Hugo dal quale apprenderà, da ragazzino nel suo soggiorno con la madre in Svezia, i rudimenti della pittura; non a caso molte delle copertine dei suoi album saranno sue opere.
Dopo la pubblicazione dei suoi primi album, Matthew & Son e New Masters, che passano quasi inosservati, Cat Stevens si ammala gravemente di tubercolosi e viene curato in un sanatorio della campagna del Regno Unito.
Lontano dalle scene Cat Stevens scopre la meditazione ed il misticismo, che lo porteranno ad operare un drastico cambiamento al proprio futuro artistico, alla propria carriera, al proprio stile di vita ed anche alla sua immagine: capelli lunghi, barba ed abbigliamento informale.
Nell’arco di due anni (1970 e 1971) pubblica tre lavori: Mona Bone Jakon, Tea For The Tillerman e Teaser And The Firecat, dove gli ultimi due lo renderanno famoso in tutto il mondo.
Il titolo dell’album TEASER AND THE FIRECAT prende spunto dal libro per bambini scritto ed illustrato dallo stesso Stevens, in cui Teaser ed il suo gatto vogliono riportare al suo posto, nel cielo, la Luna caduta sulla Terra.
L’album, nel quale spicca la perfetta intesa tra le chitarre acustiche di Cat Stevens e di Alun Davies, si apre con la brevissima, incantevole e riflessiva The Wind (“Ascolto il vento, il vento della mia anima, dove andrò a finire, bè, credo che solo Dio lo sappia”).
Il brano Rubylove, cantato in greco, ci porta ad osservare i riflessi del mare, cullati dal metallico ma gentile suono del bouzouki (specie di mandolino panciuto), un anticipo – forse involontario ma compiuto – di ciò che vent’anni dopo sarà chiamato “Musica Etnica”.
A seguire, la pacata e malinconica If I Laugh, cantata in punta di voce e dove le corde delle chitarre sono solo sfiorate, viene incalzata dalla prorompente forza di Changes IV, un rock privo di chitarra elettrica il cui testo è lo specchio dell’ottimismo di un’epoca ancora piena di utopie.
Il Lato A si chiude con How Can I Tell You, dove una melodia di grande impatto, il rimbombo rarefatto e profondo del basso e la voce di Cat Stevens, quasi rotta per l’emozione, fanno di questo brano la perla assoluta dell’intero album.
Il Lato B si apre con Tuesday’s Dead, nel quale spiccano le robuste percussioni che lasciano il posto alla sublime traccia di Morning Has Broken, brano che prende lo spunto da un inno religioso, con l’introduzione al pianoforte di Rick Wakeman (preso in prestito dagli Yes), ed in cui alla voce suadente di Cat Stevens si affiancano controcanti di cori angelici; una poesia in musica che celebra il risveglio della natura all’alba.
Il brano Bitterblue scuote l’ascoltare con un altro valido esempio di “Rock Acustico”, lasciando spazio poi alla fiabesca Moonshadow che nasconde, dietro la gaiezza delle chitarre ed i fanciulleschi giochi di parole, un’amara riflessione sulla fuggevolezza della vita.
L’album si chiude con Peace Train, canzone dai risvolti politici, con una presa di posizione contro la guerra che si differenzia dalla rabbia presente nei tesi di Bob Dylan perché nelle parole usate, più che un’aspra sete di rivalsa sociale, prevale il lirismo sentimentale (“Ultimamente ho pianto pensando al mondo com’è; perché dobbiamo odiarci? Perché non possiamo vivere in pace? Perché fuori, al limite dell’oscurità, corre un treno della pace”).

Buon Ascolto!

Musicisti
Cat Stevens – chitarra, pianoforte, voce
Alun Davies – chitarra
Larry Steele – basso, congas
Gerry Conway e Harvey Burns – batteria
Rick Wakeman – pianoforte in Morning Has Broken
Andreas Toumazis e Angelos Harzipavli – bouzouki
Del Newman – cordofoni

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La musica è stata ed è la colonna sonora delle mie giornate, di studio, di lavoro e di svago. Mi piace leggere, amo in modo viscerale la montagna ed in particolare, anche se può sembrare un paradosso, il Südtirol dove, da diversi decenni, trovo rifugio nei mesi estivi.