Il silenziosissimo volo, il giallo brillante degli occhi e l’abilità di volare con estrema destrezza durante la notte, quando le forme sono indefinite e orientarsi sembra impossibile: caratteristiche inspiegabili e quasi diaboliche fino a qualche secolo fa per l’uomo, così intrinsecamente legato alla luce del Sole o artificiale da sentirsi tuttora insicuro e vulnerabile durante le ore notturne.
Proprio per questo legame con la pericolosa oscurità i rapaci notturni sono da tempo oggetto di assurde superstizioni, che li volevano animali del diavolo e delle streghe nel Medioevo o portatori di sfortuna e persino di morte; superstizioni così radicate da essere da qualcuno ancora ritenute vere. Civette, allocchi, barbagianni e gufi invece meritano di essere studiati e conosciuti meglio, per comprendere il fascino racchiuso nel loro volo silenzioso, dovuto ad un piumaggio flessibile e lanuginoso nella parte alta dell’ala perfetto per spezzare le onde sonore e assorbire il rumore dei colpi d’ala, o nel loro disco facciale, che amplifica i suoni anche più impercettibili. Marco Mastrorilli, guida ambientale escursionistica e ornitologo specializzato proprio nei rapaci notturni, spiegherà le caratteristiche più interessanti di questi animali colpevoli solo di essersi evoluti per vivere in una nicchia ecologica che l’uomo non gradisce.
Marco, quali sono i rapaci notturni che più facilmente si possono incontrare nei parchi periurbani o nelle zone di campagna vicine alle città? Ci si può forse accorgere della loro presenza anche attraverso il loro richiamo o le tracce che lasciano?
I rapaci notturni che vivono in Italia sono dieci specie quindi tante rispetto al campionario europeo (in Europa ne vivono quattordici perciò le abbiamo quasi tutte). In realtà però nelle aree urbane, in particolare qua intorno a Mantova, le specie più comuni sono sicuramente il gufo comune ma soprattutto la civetta; l’allocco invece che è una specie a livello nazionale ben distribuita e molto diffusa ma è più localizzata nelle zone dove ci sono degli ambiti forestali, zone boschive o comunque alberi vetusti con delle grandi cavità dove potersi riprodurre. Nel periodo estivo poi, in primavera/estate, abbiamo anche l’assiolo che è una specie che sta aumentando progressivamente nel corso soprattutto degli ultimi dieci anni; aveva avuto una regressione abbastanza marcata alla fine del secolo scorso, che non è così
lontano, e adesso si sta riprendendo. La specie è insettivora quindi presenta delle problematiche legate agli ecosistemi che sono sempre più degradati e sempre meno diversi a livello di biodiversità. L’ultima specie sicuramente significativa è il barbagianni che su scala nazionale è in fortissimo decremento, direi che è la specie che sta peggio. In realtà qui a Parco Baleno sembra ci siano dei recuperi, quindi dei ricoveri di animali, che fanno pensare che la specie non è poi così messa male.
Quali ruoli ecosistemici possono essere ricoperti da questi animali?
Sono predatori quindi sono all’apice di una catena alimentare e sono sicuramente animali utili. L’utilità di un animale spesso la definiamo noi perché in realtà in un ecosistema qualsiasi animale può essere utile e prezioso, l’importante è che non vengano alterati gli equilibri. Nel momento in cui questo succede, ci sono delle specie che possono diventare dominanti, aumentare a livello demografico anche in modo molto marcato ed è in questa situazione che abbiamo delle problematiche come ad esempio con gli storni o con la nutria che è stata reintrodotta. Di certo i rapaci
notturni sono popolazioni non problematiche.
Molte specie di rapaci notturni basano la propria dieta sui micromammiferi e utilizzano nidi di picchi o legno marcescente per trovare riparo e costruire il proprio nido. Quanto possono essere impattanti scelte di gestione delle aree verdi che prevedono il taglio degli alberi maturi, l’eliminazione del legno morto e la deratizzazione?
Hai messo in evidenza tutta una serie di problematiche che vanno ad intaccare proprio la situazione dei rapaci notturni a livello demografico in un territorio. La prima cosa che dobbiamo considerare è che quando loro si riproducono sostanzialmente hanno bisogno di cavità nei tronchi o in alcuni edifici urbani o rurali, che sono molto molto preziose. Dal punto di vista degli avvelenamenti, la situazione è poco studiata, poco monitorata in Italia ma lo è all’estero; ci sono molti studi ad esempio in Svizzera, in Germania e soprattutto in Olanda e nei Paesi Bassi, che hanno dimostrato che i rodenticidi (i veleni che vengono usati per i topi) sono veramente devastanti per i rapaci notturni. Quindi un corretto approccio della gestione degli alberi e degli ambiti forestali, da un lato, e un corretto approccio nel controllo dei roditori sono auspicabili altrimenti si andrebbe ad intaccare la popolazione dei rapaci notturni.
[Valentina Vitali]