Intervista realizzata da Agata e Sofia
Studiare geografia non è la sterile memorizzazione di nomi e numeri. Imparare i nomi dei fiumi e la loro lunghezza, le catene montuose con le più alte vette o le capitali con il loro numero di abitanti non ci aiuta a conoscere al meglio il mondo in cui viviamo.
Giacomo Corna Pellegrini, uno dei più importanti geografi italiani, ci insegna che la geografia rappresenta un’essenziale conoscenza dell’ambiente esterno, cui nessun uomo può rinunciare. Tutto ciò che circonda l’uomo, vicino a lui o comunque sulla Terra, fa parte della sua vita: conoscerlo, capirne il senso, le origini e le possibilità d’incidenza sulle vicende di ogni giorno è esperienza preziosa per vivere meglio. AI giorno d’oggi la geografia viene insegnata solo tramite la memorizzazione di un’infinità di numeri e nomi, facendo perdere l’interesse per la materia da parte degli alunni. Purtroppo però, il modo in cui questa disciplina viene guidata all’apprendimento non ne rispecchia l’importanza: infatti essa ci propone di arrivare a capire come funziona il mondo, come e perchè certi fenomeni si manifestano in certi luoghi e non in altri, quali sono le conseguenze di quei fenomeni e via dicendo. Riassumendo, vuole interpretare lo spazio terrestre con tutti i suoi contenuti. Giovanni Donadelli, dottore di ricerca in geografia, insegnante e formatore, uno dei formatori del primo Museo di Geografia d’Italia presso l’Università di Padova, si occupa di promuovere il valore della geografia attraverso numerose iniziative rivolte a pubblici diversi.
Professor Donadelli, con l’ingente sviluppo della globalizzazione e l’uso di internet, si è persa la percezione dell’importanza della geografia?
No, non credo che sia colpa della globalizzazione, anzi penso che la globalizzazione sia un fenomeno che in realtà riporti sull’agenda politica, all’interno del dibattito, l’importanza della geografia.
Pertanto penso che sia internet che la globalizzazione favoriscano in qualche modo il rientro della geografia come strategia, come strumento, come sapere strategico per gestire la complessità che si sta affrontando.
Lo studio della geografia che mette in relazione luoghi fisici e ambiente, può essere di aiuto per sensibilizzare sull’argomento dei cambiamenti climatici e sull’ecologia?
Assolutamente sì, io penso che la geografia sia un sapere importante che possa davvero dare un contributo fondamentale nella lettura di questi fenomeni anche e soprattutto grazie allo sguardo generale che è capace di offrire: tiene in considerazione lo sviluppo delle scienze nei campi specifici di applicazione e allo stesso tempo offre una visione d’insieme che ci guida nell’azione, tenendo conto che all’interno di un sistema ci sono molti elementi, tutti da tenere in considerazione allo stesso modo. Non è possibile agire su uno solo dei fattori. Ad esempio gli obiettivi dello sviluppo sostenibile sono diciassette e non è possibile lavorare solo su uno perché sono intimamente connessi tra loro e la geografia ha questo sguardo d’insieme, di unione, che ci permette quindi di dare parole, strategie e ricerche collegate proprio allo sviluppo sostenibile, ai temi ecologici, alla transizione ecologica. Sull’ecologia chiaramente ci sono altre scienze che possono offrire spunti migliori.
Alessandro Tolomeo ha affermato che “la geografia è l’occhio della storia”, ma in realtà quando si affronta lo studio di eventi storici raramente si ricorre ad un atlante o ad una carta geografica. Non sarebbe maggiormente efficace collegare le due discipline?
È un discorso un po’ ampio. Le due discipline sono già abbinate, ad esempio nei licei si studia “Geostoria” ed è una disciplina con un unico voto. Storia e Geografia sono due facce della stessa medaglia perché sono due saperi impossibili da scindere, cioè la Storia come scienza del tempo e la Geografia come scienza dello spazio. Non esiste tempo senza spazio e non esiste spazio senza tempo per cui le due discipline devono viaggiare insieme; ci sono storici che lo fanno, io ho assistito a lezioni strepitose di storia che facevano utilizzo della comprensione geografica quindi della spazialità per dare senso ai fenomeni; viceversa i geografi
hanno necessità di studiare il territorio nella sua evoluzione anche storica pertanto le due sono assolutamente vicine e vanno tenute insieme, ma non devono essere una al servizio dell’altra.
[Valentina Vitali]