Storia di Ovobaldo XXIII, re dell’isola di Pasqua

Storia di Ovobaldo XXIII, re dell’isola di Pasqua

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Per le piccole storie di Maria Vittoria Grassi:

C’era una volta, nel regno famoso degli Ovidi, un re molto simpatico di nome Ovobaldo XXIII. Il regno degli Ovidi, collocato in alto nella più famosa isola di Pasqua, era un regno piacevole: tutti gli abitanti avevano una bella testa ovale, la corporatura tondeggiante, le gambe sottili e una carnagione che andava dal bruno pallido al bruno scuro.

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Tutto nel paese tondeggiava: le case, gli alberi, i prati e le colline. I bambini erano tanti e sempre sorridenti, vestiti con abitini colorati e festosi nastri tra i capelli. Insomma un paese tutto sommato felice, in attesa però che il loro re, Ovobaldo XXIII, si decidesse a prendere moglie: era un re un po’ giocherellone, molto dolce e allegro ma ancora incerto su un eventuale matrimonio. “Maestà, si deve decidere – gli ripeteva il fido ciambellano, Fon-dente (aveva antenati tedeschi), che aveva la pelle scurissima e un carattere forte e deciso – se non prende moglie al più presto il regno finirà per ereditarlo suo cugino Budino XVI, che non ha carattere né cervello e sembra sempre sul punto di afflosciarsi tremolante sul trono.”

Finalmente un giorno Ovobaldo si persuase e fece pubblicare il tipico bando in cui si invitavano tutte le ragazze in età da marito a presentarsi a corte per essere scelte dal re. Il giorno fatidico una lunga fila di ragazze si allineò davanti alla porta del castello. Ovobaldo, terrorizzato, osservava dalla finestra. “Fondente . disse – va’ avanti tu per carità! Fa’ una prima scelta che poi arrivo …!” E si ritirò preoccupatissimo, cercando di tirarsi su con qualche bicchierino di zabaglione.

Così Fondente cominciò a esaminare le concorrenti, che venivamo da ogni parte del paese e qualcuna anche dall’estero. Anzitutto ne eliminò alcune: la contessa Gianduia, che aveva la pelle butterata, la duchessa Torronia, che era dura come un pezzo di legno, la marchesina Burrina che si presentava melliflua e scivolosa … Insomma nobili o no, molte furono rimandate indietro dal fido Fondente, che non si lasciava ingannare dalle apparenze e dai titoli.

Alla fine ne rimasero due e, a quel punto, fu chiamato ai suoi doveri Ovobaldo. “Maestà – disse severo e più scuro che mai Fondente, che quasi si scioglieva per la fatica – non posso fare tutto il lavoro io! O pretende che mi sposi io al posto suo?” “No, no, riconobbe Ovobaldo, un po’ dispiaciuto, adesso devo pensarci io!”. Fondente si addolcì, si rilassò, e gli lasciò il posto.

Le due ragazze rimaste erano entrambe di bell’aspetto e di buone maniere. La prima si chiamava Mousse: era spumeggiante e delicata e parlava con un delizioso accento francese.

La seconda, Chérie, aveva uno sguardo intenso e un po’ misterioso, fasciata da uno sfavillantevestito rosso. Ovobaldo tentennò, poi fece una domanda: “Che cosa vi piace di me? Perché desiderate sposarmi?”. Mousse esitò e poi rispose con leggerezza vaporosa: “Perché siete bello, molto gentile e anche ricco!”.

Chérie invece rispose: “Perché siete dolce e so che avete un cuore segreto ma tenero come il mio!”. Inutile specificare quale fu la scelta: Ovobaldo e Chérie furono una coppia perfetta e ebbero tanti bei figlioletti, alcuni rotondi e altri quadrati ma tutti dal cuore tenero e dolce e molto “spiritosi”!.

Un caro saluto e dolce Pasqua a tutti da Vittoria!

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