Captain Beyond
“Captain Beyond”, 1972 (Capricorn Records)
Hard Rock, Progressive
di Antonio Del Mastro
Altra band effimera passata nel dimenticatoio, un supergruppo composto da ex membri di note e prestigiose formazioni: l’ex vocalist dei DEEP PURPLE Rod Evans, con l’ex chitarrista e l’ex bassista degli IRON BUTTERFLY Larry Reinhardt e Lee Dorman rispettivamente, ed il batterista di Johnny WINTER (…e non solo) Bobby Caldwell si uniscono per realizzare un sound davvero unico. Mix di assoluto livello musicale, oltre alla bravura tecnica dei singoli, di sonorità hard-rock, heavy, psichedelia e acid rock, questo album testimonia l’anticipo di quelle correnti musicali quali lo stoner-rock e lo space-rock.
Composto da 13 brani di cui la prima facciata contiene brani indipendenti e la seconda è rappresentata da una lunga suite spezzettata in più parti che andrebbe ascoltata tutta d’un fiato. Il decollo in apertura di CAPTAIN BEYOND è chiaramente immediato con la pesante “Dancing Madly Backwards” in cui la sua accelerazione e il suo assolo strabiliante ti manda fuori di testa per proseguire diciamo in stile reprise con “Armworth” in un sound prettamente psichedelico. E’ una calma apparente quella dell’ottimo space-rock di “Myopic Void” che regala un riff di chitarra meritevole di una durata maggiore. Un vero peccato perché sarebbe stata una vera deflagrazione sonora. Ci rifacciamo le orecchie con il robusto e formidabile hard-rock di “Mesmerization Eclipse” che con i cambi ritmici e la difficoltà di esecuzione strumentale non indifferente rappresentano un heavy-prog dell’epoca. Non poteva mancare il brano acido e purpleiano in questo album, “Racing River Of Fear”, con anche un intermezzo di jazz-rock davvero ben realizzato. L’acustica “Thousand Days Of Yesterdays (Intro)” , la potente “Frozen Over” e la salsa di “Thousand Days of Yesterdays (Time Since Come and Gone)” rappresentano un’altra epopea musicale composta da Reinhardt e Caldwell che fa capire quanta tecnica ci sia intorno, riconfermando la difficoltà della composizione.
Si conclude con un’altra hard-suite di spessore, “I Can’t Feel Nothin’ parte 1 e 2” con intermezzi di ogni genere musicale a dir poco superlativi. La qualità di questo album è costante e piena di ritmi originali, tempi dispari ed inconsueti . Il concept album orecchiabile e mai banale che apprezzo volentieri. Mi piace il paragone che se immaginassimo un viaggio interstellare ascoltando questo album, CAPTAIN BEYOND, sarebbe per gli astrofisici una singolarità…o per lo meno un meteorite passato troppo in fretta e dimenticato nello spazio, tanto da considerare gli altri due album successivi, SUFFICIENTLY BREATHLESS (1973) e DAWN EXPLOSION (1977) non all’altezza di questo debutto omonimo. Curioso che Duane Allman, loro fan, li raccomandò proprio al produttore Phil Walden della Capricorn Records che a sua volta, mettendo pressioni sulla band nel suonare un rock più sudista (complice il successo dell’album Eat & Peach) contribuì a creare non pochi screzi all’interno della band , causandone di fatto lo scioglimento. Dopo il 1978 ci furono delle reunion con qualche spettacolo dal vivo per volere del batterista Caldwell, per giunta ancora impegnato tutt’ora col nome Captain Beyond in registrazioni di demo senza successo, ma la band si era dissolta ormai da tempo.
Altra pietra miliare e altro disco da avere assolutissimamente nei propri scaffali.
Buon ascolto