Le piccole storie di Maria Vittoria Grassi
C’era una volta una principessa bruttissima. Anche tutta la sua famiglia, per la verità, non spiccava per bellezza: la madre, la gentile regina Sgrazia, oltre ad essere strabica aveva il naso così lungo e rovesciato all’in su che ci si poteva appendere l’ombrello. Il padre, Sgorbio XIV, simpatico e sempre allegro, aveva le orecchie bitorzolute e diverse l’una dall’altra e il mento così appuntito che doveva tenerlo sempre alzato perché non gi si conficcasse nel torace. E così, quando nacque la bambina, i genitori, adoranti di fronte a un fagottino piuttosto informe, la trovarono così perfetta da darle il nome di Cleopatra, in memoria della regina che nei tempi antichi aveva fama di essere bellissima. Cleopatra per la verità, una volta cresciuta, si rivelò non brutta ma bruttissima: oltre ad avere ereditato i difetti fisici dei genitori ne aveva aggiunto dei suoi: piedi lunghissimi e mani cortissime, corpo tipo birillo, denti sporgenti … Aveva comunque ereditato anche le qualità di famiglia: era allegra, divertente e gentile. E, soprattutto, aveva una voce dolcissima e cantava come un angelo. Così nel palazzo (e anche fuori dalle finestre) risuonava tutto il giorno, dal mattino, il canto di Cleopatra, che rallegrava l’animo. A quel suono il cuoco, Malfatto, cucinava stranezze facendo risuonare le pentole, il maggiordomo, Testacalva, spolverava con radioso entusiasmo gli ottoni, i bottoni e le fibbie delle scarpe, mentre damigelle e valletti svolazzavano felici e maldestri rovesciando vassoi e allestendo tavoli imbanditi. con allegra fantasia. Insomma, direte voi, un regno un po’ squinternato ma senza pensieri! Eh, no, purtroppo, perché la fama di Cleopatra e soprattutto della sua voce angelica che incantava tutti si sparse per la regione e ben presto cominciarono le visite a corte di curiosi e pretendenti. Cleopatra, che era anche molto spiritosa ed era consapevole della sua, diciamo, scarsa avvenenza, aveva escogitato un ingegnoso stratagemma per liberarsi dei visitatori molestifaceva in modo di accogliere
gli ospiti stando dietro le pesanti cortine del trono di suo padre, in modo da non essere vista, e li invitava ad avvicinarsi con la sua voce melodiosa … poi compariva in tutta la sua bruttezza. I pretendenti sparivano in un batter d’occhio, tra le risate di Cleopatra e dei suoi genitori, convinti che nessun buon pretendente avrebbe dovuto essere messo in fuga da qualche difettuccio fisico. Ma un giorno qualcosa capitò. Quando Cleopatra uscì dalle cortine che la nascondevano la sala non. si vuotò del tutto: era rimasto, ben ritto davanti al trono, un menestrello con la sua piccola arpa. Cleopatra gli rivolse la parola con la solita gentilezza e, al suono della sua voce, dall’arpa cominciarono ad uscire note melodiose: ogni pausa una pausa e ogni parola una nota che si alzava dolce nell’aria. Fu un meraviglioso concerto che incantò tutti finché la principessa si avvicinò al menestrello e si accorse che era cieco. Si chiamava Omero e spiegò a Cleopatra che la sua bellissima voce risvegliava spontaneamente le armonie del suo strumento e che mai nessun suono gli aveva suggerito melodie così ispirate ed emozionanti. Furono giorni straordinariamente eccezionali per la corte di re Sgorbio e tantissimi accorsero per ascoltare il meraviglioso duetto di voce e arpa tra Cleopatra e Omero. Successe poi qualcosa di speciale tra i due ragazzi? Ebbero un futuro di matrimonio o di musicisti? La favola non lo dice e lascia incompleta la conclusione per cui sarà bello che ognuno finisca la storia come più gli piace!
Un caro saluto e alla prossima da Vittoria!