Gino Vannelli “Brother to brother” (1978)

Gino Vannelli “Brother to brother” (1978)

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Gino Vannelli
“Brother to brother”, 1978 (A&M Records)
Pop-rock

di Paolo Casisa

Credo si possa asserire tranquillamente che Gino Vannelli nella seconda metà degli anni ’70 sia riuscito a dare una voce (… e che voce!) a quel genere musicale definito jazz-rock/fusion. Aveva già compiuto un ottimo lavoro con i due precedenti album “The Gist of Gemini” (1976) e “A Pauper in Paradise” (1977), ma ciò che è riuscito a realizzare nel 1978 con “Brother to Brother” è ascrivibile a quella rara materia intitolata “Uno dei dischi più belli della Storia del Rock”! La sua musica possiede intrecci stilistici di grande corposità, assoli ragionati e una magnifica elettricità sullo sfondo dove nuota la sua voce, a volte suadente, a volte aggressiva ed energica. Gino Vannelli all’epoca godeva di un enorme riscontro sul suolo americano, con le classifiche che lo vedevano spesso ai primissimi posti, ma difficilmente era apprezzato in Europa e in Italia, se non da una esigua schiera di appassionati. “Brother to Brother” mise d’accordo tutti quanti con la sua straordinaria energia, frutto del grande talento compositivo dei tre fratelli italo-canadesi Ross, Joe e Gino Vannelli che confezionarono un prodotto musicale di grandissima classe, affidandosi a musicisti straordinari che posero un sigillo indimenticabile su ogni traccia. Ad un primo ascolto delle tracce iniziali “Appaloosa” e “Just wanna stop”, sembrerebbe di essere davanti a semplici canzoni, seppur dotate di notevole raffinatezza. Ma ad un secondo ascolto più consapevole emergono preziosità delle composizioni, particolari e sfumature che salgono a galla, ponendo su un piano rialzato il grandissimo talento dei musicisti coinvolti: Mark Craney alla batteria, Carlos Rios alla chitarra, Leon Gaer e Jimmy Haslip al basso elettrico, Ernie Watts al sax tenore, Manolo Badrena e Victor Feldman alle percussioni, Stephanie Spruill, Maxine Waters, Julia Waters e Ross Vannelli ai cori… e naturalmente Joe e Gino Vannelli, impegnatissimi al piano elettrico e ai sintetizzatori.
Le canzoni cantate da Gino Vannelli hanno un modo diverso di
proporsi all’ascoltatore, agendo con una certa spericolatezza su progressioni di accordi non proprio usuali, arricchiti con grande generosità dagli assoli formidabili realizzati da musicisti con grande chiarezza di idee. Quando uscì “Brother to Brother “, Gino Vannelli rilasciò diverse interviste in cui svelò il suo metodo di lavoro.

  • Quando butto giù una canzone non penso mai a quale sarà il risultato finale, preferisco lavorarci gradualmente, magari soltanto ad una strofa o al ritornello, magari partendo dal testo o da un abbozzo musicale uscito fuori per caso. Credo che sia un lavoro di cesello, che l’abilità debba venir fuori dall’incastro, come un gioco per i pomeriggi dove non hai niente da fare! Per me la musica è una forma di arte libera: che sia il rullo di un tamburo africano, un violino dell’Orchestra di Berlino, la tromba di Gillespie o un synthesizer… tutto è permesso! Tutto è bello quando è bello! Nella sua forma più unica ed eterna la musica dovrebbe essere eufonica, cioè piacevole e intensa, che attragga l’anima. –

Ogni traccia di questo disco è un piccolo capolavoro e mai come in questo caso si consiglia vivamente l’ascolto… tutto d’un fiato. E quando arriva il momento della stratosferica title track, ci si rende conto davvero di quanto talento globale scaturisca da ogni nota di questa suite, nella quale ognuno dei musicisti ha profuso tutto ciò che in quel momento aveva da offrire: sette minuti e sedici secondi di pura magia Rock!

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