Il paese della gentilezza

Il paese della gentilezza

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Le  piccole storie di Maria Vitoria Grassi

C’era una volta un paese gentile, nel senso che tutti gli abitanti erano speciali per la loro eterna cortesia: non si arrabbiavano mai, non urlavano, erano disponibili e accoglienti con tutti.

Il paese era per la verità piuttosto isolato e fuori mano e difficilmente vi arrivavano giornali o notizie dal resto del mondo. Insomma, una vita quotidiana tranquilla, forse un po’ monotona ma piacevole e senza scossoni.

Un giorno capitò in paese un ladro che era scappato dalla città in cui viveva e in cui ne aveva combinato di cotte e d crude. Era deciso a nascondersi e a prendersi una tregua, per così dire, onesta. Da subito però, quando arrivò in quello strano paese fuori dal mondo, si accorse di qualcosa di strano: tutti lo salutavano cordialmente nonostante nessuno lo conoscesse, un signore che stava entrando in un bar lo invitò sorridendo a prendere un caffè con lui e l’albergatore a cui si rivolse gli offrì una bellissima stanza a un orezzo davvero irrisorio. E per di più lo invitò a pranzo.

 Il nostro ladro era sempre più sbalordito e dopo qualche giorno, dimentico di tutti i buoni propositi, decise di sfruttare la situazione e, di notte, approfittando di un temporale che teneva tutti rinchiusi in casa al coperto, entrò furtivamente in una bella villetta i cui proprietari, secondo lui, dovevano avere molto soldi nascosti.

Purtroppo, entrando, inciampò in un portaombrelli e fece un rumore, che svegliò i padroni di casa. Questi scesero le scale in fretta e, appena lo videro, gli fecero un gran sorriso accogliente: “Ma prego, si accomodi, non di eravamo accorti che fuori piovesse tanto! Lei Cercava senz’altro un ombrello per ripararsi, vero? Ma può restare a dormire qui: abbiamo una bella stanza per gli ospiti e lei sembra intirizzito e molto bagnato, con quel cappotto nero e quel berretto di lana in testa che le copre tutta la faccia!”.

In breve, il ladro si trovò a prendere un tè bollente nella loro cucina e fece fatica a convincere i suoi ospiti a lasciarlo uscire di nuovo.

E strane sperienze simili si ripeterono più volte: tentò di rubare in un supermercato e la commessa gll regalò la merce con un sorriso comprensivo, cercò di rubare un portafogli e il derubato, sorridendo lo ringraziò per avergli fatto notare che gli stava scivolando fuori dalla tasca.

Alla fine lasciò l’albergo senza pagare e l’albergatore gli fece le sue scuse per non aver capito che fosse in difficoltà economiche.

Tutte queste disavventure in positivo erano sembrate un vero incubo per il nostro più che normale imbroglione e così se ne partì in fretta.

Lasciando il paese, però, volle levarsi la curiosità di verificare se esistesse in quello strano posto una stazione di polizia. Effettivamente c’era: una villetta rosa con tanti vasi di fiori e un poliziotto allegro davanti alla porta che lo invitò ad entrare. “Se ne va già? Mi dispiace… Forse qualcuno l’ha offesa? Sa qui siamo molto severi con i reati di scortesia: sapesse quanto aspramente rimproveriamo chi dice parolacce o calpesta l’erba nei giardini!”.

Il ladro lo guardò allibito ma, quando fu sul punto di andarsene, guardò quel poliziotto così sincero e cordiale e, inaspettatamente e impulsivamente, lo abbracciò.

E mentre tornava in città, progettando già qualche furtarello e trattando in malo modo un ragazzo che lo aveva urtato per strada, pensò: “Ho abbracciato un poliziotto! Mi devo curare: devo essere stato contagiato dal virus della gentilezza!”.

Un caro saluto e alla prossima!

da Vittoria

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