Le piccole storie di maria Vittoria Grassi ecco
C’era una volta, ma ormai secoli fa, un principe a cui gli augusti genitori avevano dato il nome infelice di Ermenegildo (era un suo famoso trisavolo) ma che era conosciuto da tutti con il soprannome di Lunatico.
E subito tutti penserete che cambiasse spesso di umore o che fosse balzano… E invece no: era soprannominato Lunatico perché era letteralmente innamorato della luna. È vero che la luna è di per sé molto affascinante, ha ispirato tanti poeti e di questi tempi si pensa di andarci anche a passeggiare ma, ai tempi di Lunatico, alla luna ci si pensava molto meno, soprattutto in un paese lontano e isolato come quello del nostro principe.
Lunatico viveva in uno splendido castello, circondato da prati e colline, in una zona popolata da piccoli borghi agricoli, dove ogni tanto il principe passava con il suo cavallo e il suo fido scudiero, un giovane molto assennato di nome Galileo. Con la sua passione per la luna Lunatico era ormai famoso e anche un po’ deriso da tutti, dentro e fuori della regione, ed era un dispiacere per i suoi sudditi che i suoi comportamenti rasentassero ormai il ridicolo. Si annotava costantemente gli orari e le fasi lunari e regolava tutta la sua giornata sul percorso della luna: Appena l’astro spuntava Lunatico era già appostato nel giardino con la faccia all’in su e niente e nessuno poteva disturbarlo. Se ne stava estatico a guardare il cielo, senza mangiare né dormire contemplava la luna.
Le cose nel tempo, naturalmente, peggiorarono: dormiva pochissimo perché aspettava che la luna tramontasse e anche durate il giorno non faceva che scrivere poesie, sfogliare il calendario, fare disegni stellari… Le finestre del castello furono rifatte a forma di mezza luna e ogni arredo o tendaggio o tappeto finì per accogliere spicchi di luna, stelle, lune piene sorridenti, code di cometa e così via.:
Ormai Lunatico non rientrava quasi più al castello si dimenticava di mangiare, si disperava se la luna era coperta di nuvole, trascurava i suoi impegni nei confronti dei sudditi e il regno si avviava alla rovina.
Il fidato scudiero Galileo e i dignitari di corte si decisero a fare una riunione segreta per affrontare il problema: qualcuno sosteneva che Lunatico era completamente matto e doveva essere cacciato, altri chiedevano di convocare famosi medici e stregoni, altri ancora si limitavano a strapparsi i capelli e a invocare aiuti celesti. Soltanto Galileo e qualche altro affezionato consigliere erano convinti si poterlo aiutare si offrirono di escogitare un piano per risolvere o almeno limitare il problema. “Avete tre giorni di tempo – sbraitò infuriato il gran ciambellano Bisbetico, che in fondo in fondo, sperava di sostituire personalmente il principe – dopo di che mi rivolgerò al re e farò cacciare quell’inutile principe fannullone di Lunatico!”.
Ma Galileo e i suoi fedeli amici sapevano già cosa fare. Aspettarono una notte di luna piena e mentre il principe se ne stava estatico in contemplazione gli fecero cadere in testa una bella tegola dal torrione del castello. Lunatico, trasportato in stato di incoscienza nel suo letto, si risvegliò al mattino con un gran mal di testa. “Dove sono? Cos’è successo?” cominciò a chiedere. “Maestà – rispose Galileo, che sedeva vicino a lui – le è caduta in testa la luna, e siccome ha visto che era svenuto le ha lasciato un messaggio scritto da consegnarle”. Lunatico restò a bocca aperta e pretese ovviamente subito che il messaggio gli fosse consegnato. E così lesse: “carissimo principe, sono commossa e riconoscente di tutte le tue attenzioni ma devo purtroppo pregarla d’ora in poi di non fissarmi più così assiduamente e di lasciarmi percorrere con maggior tranquillità il cielo. Come ha potuto ora constatare infatti il vederla sempre così concentrato su di me mi emoziona al punto che non riesco a controllare l’equilibrio e la stabilità. Basterà uno sguardo di tanto in tanto, altrimenti, come vede, rischio di cadere e, perché no, finire anche in pezzi. Le lascio una speciale firma di addio … Luna”. E sul foglio risaltava una scia di puntini luminosi e brillanti.
Lunatico, affascinato e pentito da allora si limitò a dare qualche occhiata di sfuggita e un po’ timorosa al cielo notturno … E tutto finì bene?
Ecco, di sicuro non lo sappiamo perché si dice che a un certo punto Lunatico cominciò ad appassionarsi alle belle giornate di sole … ma questa sarebbe un’altra storia!
Un caro saluto e alla prossima da Vittoria