Se si dovesse compilare un’immaginaria carta d’identità della Terra, tra i segni distintivi e
particolari il primo in elenco sarebbe la presenza dell’acqua. Persino dallo spazio è
evidente che è il colore blu a dominarne la superficie, come hanno osservato gli astronauti dell’ultima missione Apollo quando hanno chiamato la famosa fotografia di questo pianeta Blue Marble, biglia blu, ma pure da una prospettiva terrestre è chiaro come qualsiasi forma di vita animale e vegetale sia correlata alla presenza della preziosa risorsa. Ed è proprio questo elemento a mostrare purtroppo gli effetti più evidenti del cambiamento climatico, con ricadute preoccupanti sull’equilibrio di molti ecosistemi naturali. Effetti che è importante osservare a livello globale ma anche su scale decisamente più ridotte, continentali, nazionali o addirittura regionali, affinché ognuno possa percepire il problema come quotidiano e personale e cerchi quindi di attuare delle azioni concrete nel tentativo di risolverlo.
La riduzione dei ghiacciai e del permafrost (strato di suolo contenente ghiaccio che si trova alle quote più alte), ad esempio, è evidente pure se ci si concentra sulla Lombardia: i dati raccolti dal Servizio Glaciologico Lombardo registrano un forte decremento della superficie occupata dai ghiacciai, che nel 1991 era di 118 kilometri quadrati e nel 2021 solo di 70 kilometri quadrati. La causa principale è nell’abbinamento di estati molto calde, che portano allo scioglimento di volumi sempre maggiori, ed inverni tiepidi, durante i quali il ghiaccio che si forma è di molto inferiore rispetto a quello disciolto in estate, accumulando così annualmente perdite incolmabili. A seguito di questo trend è stimato che entro la fine del secolo tutti i ghiacciai lombardi saranno scomparsi. Alla neve invernale, importantissima riserva idrica perché fondendosi in primavera arricchisce le portate dei fiumi, purtroppo non va molto meglio; sia l’estensione che la durata della copertura nevosa nelle Alpi lombarde sono in forte calo, con un disgelo che da giugno-luglio è stato anticipato a maggio nel 2022. E non si tratta di un episodio isolato: analizzando lo sviluppo degli anelli di crescita del ginepro, la cui dimensione dipende strettamente dal periodo in cui avviene lo scioglimento della neve, una ricerca pubblicata su Nature Climate Change ha dimostrato che negli ultimi 50 anni la durata del manto nevoso è inferiore di 36 giorni rispetto alla media (calcolata negli ultimi 600 anni). L’estate ha sostanzialmente rubato un mese abbondante all’inverno.
Una peculiarità tutta lombarda è invece costituita dalla presenza di laghi prealpini cioè Lago Maggiore, di Como, d’Iseo, d’Idro e di Garda, che alimentano con le proprie acque gli emissari Ticino, Adda, Oglio, Chiese e Mincio. Ogni bacino rappresenta una fondamentale riserva idrica poiché, in caso di prolungata assenza di precipitazioni, è possibile far defluire più acqua nei fiumi così da garantire l’irrigazione dei campi agricoli a valle e l’apporto idrico minimo necessario agli ambienti umidi presenti lungo le aste fluviali, in grado di accogliere una biodiversità ittica, ornitica, di invertebrati e vegetazionale estremamente ricca. Questo meccanismo di compensazione in caso di emergenza, attuato nel 2022, smette però di funzionare se ai laghi prealpini non arrivano nuove acque legate principalmente al disgelo per ripristinare le eccesive perdite. In effetti a marzo 2023 il volume presente nei bacini era solamente al 30%.
All’interno di questo circolo vizioso che si autoalimenta bisogna aggiungere pure l’estremizzazione dei fenomeni piovosi: spesso si crede che cambiamento climatico significhi semplicemente siccità ma anche le intense e violente piogge rientrano a pieno nel fenomeno, considerando che sono uno dei modi in cui l’energia in eccesso bloccata sottoforma di calore all’interno dell’atmosfera viene impiegata. In Italia in effetti dal 1880 la quantità di pioggia caduta è più o meno invariata mentre i giorni piovosi si sono ridotti del 12%. La vegetazione e gli animali alle latitudini italiane non si sono però adattati ad un clima estremizzato e subiscono così pesanti perdite: le secche del Po hanno danneggiato i pesci e di conseguenza gli Ardeidi e tutti gli uccelli ittiofagi ma a scale più ridotte ogni raccolta d’acqua, canale o piccolo laghetto che si è prosciugato ha tolto la possibilità di riprodursi agli anfibi e pure agli insetti, come libellule e damigelle che hanno uno stadio ninfale interamente acquatico. Inoltre un terreno molto essiccato risulta paradossalmente impermeabile poiché la sua capacità di percolazione, cioè di far penetrare la pioggia, è ridotta e sicuramente insufficiente rispetto alle improvvise e abbondanti quantità d’acqua riversate nelle precipitazioni estreme. Anche alluvioni e frane quindi sono cambiamento climatico.
Nonostante tutte le criticità che emergono osservando questi dati, si può ancora fare qualcosa? Fermare questo pericoloso effetto domino climatico che minaccia l’essenza stessa della Terra? Studiare, documentare e rappresentare le specie animali e vegetali legate in qualche modo all’acqua, come rane e rospi che vi depongono le ovature o aironi, svassi e anatre che vi cercano cibo e nidificano nei canneti, è una delle azioni più concrete e importanti. Se solo una nicchia della popolazione umana è consapevole di quante specie delicate, meravigliose e importantissime per gli ecosistemi potrebbero sparire a causa delle pericolose dinamiche ormai innescate e cerca di contrastarne l’avanzamento, non si raggiungeranno che pochi risultati; se invece quella nicchia usasse le proprie risorse per mostrare agli altri quanta ricchezza si rischia di perdere, allora molto si potrebbe ancora salvare. Ed è proprio questo il motore che ha motivato i fotografi naturalisti della sezione Afni Lombardia ad organizzare la mostra “L’oro blu della Lombardia”, condividere scorci di meravigliosa natura e alimentare il desiderio di tutela che ne deriva, finalità pienamente perseguita anche da Mantovascienza che per questo ospita l’esposizione. Perché “alla fine conserveremo solo ciò che ameremo, ameremo solo ciò che capiremo e capiremo solo ciò che ci avranno insegnato” (Baba Dioum).
La mostra è visitabile DA SABATO 9 NOVEMBRE A DOMENICA 17 NOVEMBRE presso SALA DELLE CAPRIATE, PIAZZA ALBERTI
[Valentina Vitali]