Le piccole storie di Maria Vittoria Grassi
C’’era una volta un Babbo Natale. Ma non era un Babbo Natale qualsiasi: apparentemente era come tutti gli altri: vestito di rosso, barba lunga e bianca, pancione, occhiali e voce tonante. A differenza però di tutti gli altri Babbi Natale aveva una caratteristica molto particolare: era severissimo, permaloso e un po’ scorbutico.
La questione era questa: di solito i Babbi Natale cercavano di accontentare tutti i bambini che scrivevano le loro letterine. Chi chiedeva giocattoli, chi dolci, chi libri, chi piccoli e grandi desideri da soddisfare. I Babbi leggevano, valutavano, sceglievano e recapitavano con le loro slitte quanto veniva richiesto (anche se magari non tutto). Ma il nostro Babbo Natale, che chiameremo Severino, era diverso. Leggeva accuratamente le letterine e con la matita rossa e blu segnava gli errori di ortografia e di grammatica, poi valutava bene e invece di portare i regali richiesti recapitava libri di scuola, vocabolari e enciclopedie, annotando anche in particolari biglietti consigli su come rimediare agli errori.
Naturalmente questo suo atteggiamento ebbe delle conseguenze: un po’ alla volta i bambini smisero di scrivergli: preferivano rivolgersi ad altri babbi Natale che venivano magari da più lontano ( e quindi richiedevano tempi più lunghi, pur di essere sicuri di ricevere i doni che desideravano. Severino quindi finì per essere praticamente disoccupato e lo misero in un ufficio a smistare la posta degli altri Babbi, sequestrandogli anche la slitta che ormai quasi non gli serviva più
. In realtà però un bambino continuava a scrivergli tutti gli anni: erano lettere piene di errori e, nonostante le note di Severino e i relativi libri di grammatica e enciclopedie, puntualmente questo bambino, Amedeo, gli scriveva le sue brutte lettere chiedendo poi pochissime cose che, naturalmente, Severino non gli portava.
Passarono gli anni e Severino era diventato un po’ una leggenda tra tuttu i babbi Natale: l’unico che continuasse a ricevere lettere da un solo bambino, che sembrava non crescere mai, aveva pochissimi desideri e scriveva sempre le stesse lettere sconclusionate per ricevere rimproveri scritti e libri sempre più difficili da capire.
Un giorno però, qualche settimana prima di Natale, Severino ricevette un invito molto elegante in cui spiccava una corona d’alloro. Dietro c’era un messaggio: “Caro Babbo Natale, questo è un invito a partecipare alla mia festa di laurea. In realtà io non mi chiamo proprio Amedeo ma Ahmed. Sono un ragazzo molto povero arrivato i Italia con un barcone tanti anni fa. Grazie a te e a tutti i libri e i consigli che mi hai mandato ho potuto studiare e arrivare addirittura a laurearmi, Scusa per tutte quelle lettere piene di errori: se non avessi fatto così non avrei ricevuto i tuoi consigli e tutti quei libri. Se puoi ti aspetto per i festeggiamenti.
Un affettuoso grazie da Ahmed!”.
Severino si asciugò, sen za farsi vedere, una furtiva lacrima e non disse niente. Dicono però che si sia fatto prestare una slitta, qualche giorno dopo, e che per un po’ nessuno seppe più niente di lui. Chissà dove e da chi sarà andato?
Un caro saluto e l’augurio di un favoloso Natale da Vittoria!