Il re seduto sul sofà

Il re seduto sul sofà

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Le piccole storie di Maria Vittoria Grassi

C’era una volta un re … seduto sul sofà!

 Sì, so che sembra l’inizio di una filastrocca ma in realtà il re di cui parliamo era davvero un re come tanti di una volta, sovrano di un piccolo regno in un paese di cui si è persa la memoria. Però stava davvero sempre seduto sul sofà o su una poltrona o su un letto o su una panchina, o su un trono… Insomma, non a caso, nonostante il suo nome originale fosse Napoleone perché sua madre aveva un debole per la Francia), tutti lo conoscevano come re Placido.

E, a proposito di madre, occorre sottolineare che la sua, la regina Chanel, aveva anche la mania della moda per cui, fin da quando il figlioletto era piccolo, ci teneva a vestirlo sempre con grande eleganza, seguendo i dettàmi della moda che vedeva sulle riviste d’epoca e rappresentavano paggetti smilzi in calzamaglia attillata, giubbetti a striscie  e scarpette a punta .

Per questo, anche da adulto, re Placido lo si vedeva sempre così: seduto sul sofà, con i suoi pantaloncini attillatissimi e i suoi giubbetti di seta a vari colori.

Le cose andarono avanti nel tempo senza troppi scossoni: i domestici lo servivano in tutto, la cuoca, Casimira, gli portava i vassoi senza farlo alzare, il maggiordomo. Servilio, lo accompagnava a piccoli passi nei brevi e inevitabili spostamenti, e il gran ciambellano, soprannominato Tùrbine, provvedeva a ogni necessità. Ma, naturalmente comparvero presto delle necessità a cui Placido non poteva provvedere stando pigramente sdraiato o seduto…. Innanzitutto le sue assurde abitudini l’avevano fatto ingrassare a dismisura e, per quanto i sarti si sforzassero  di alargargli i famosi pantaloncini attillati che portava da sempre, le sue gambe sembravano ormai due enormi salsicce rivestite di seta pronta a scoppiare. C’erano poi altri problemi urgenti, tra cui quello di dare un’erede al trono, anche per evitare che si facesse avanti sua cugina, la principessa Sìlfide, che percorreva di corsa ogni giorno trentasette chilometri e che era così magra che riusciva a infilarsi tra le fessure delle finestre.

Per il primo problema, il pi urgente, si cercò di fare di tutto: massaggi, pastiglie, diete, ginnastica, nuoto,  … Soprattutto si cercò di convincere il re che niente, in realtà, gli impediva di camminare: era in buona salute, ancora giovane e senza problemi alle gambe o ai piedi. Niente da fare! Appena Placido faceva tre o quattro passi stramazzava gemebondo sul divano. Il maggiordomo ogni giorno. mentre il re stava al solito seduto sul sofà, lo faceva pedalare tirandogli le gambe mentre Placido si lamentava che gli sembrava di sentirsi strappare le giunture che gli sciupavano i pantaloncini a cui non voleva mai rinunciare.

Tutto appariva inutile: Placido non ne voleva sapere di lasciare il suo sofà e misurava i pochi passi inevitabili per trascinarsi dalla poltrona al letto. Furono naturalmente chiamati innumerevoli medici, dietologi, nutrizionisti … Tutti concordavano che il re dovesse sostanzialmente camminare e spostarsi dal suo famoso e amato sofà e tutti furono d’accordo che si trattava solo di cattiva volontà..

E, per la verità, alla fine Placido si convinse e ci provò: faceva due passetti e poi si arrendeva, lamentandosi e stramazzando sulla prima sedia disponibile.

Un giorno, mentre la solita folla di servitori e maggiordomi se ne andavano scoraggiati lasciandolo ansimante su una poltrona, arrivò la cuoca con il consueto succo di tartaruga che gli piaceva particolarmente. E, con la cuoca, arrivò anche un suo nipotino, Leonardo, che quel giorno aveva saltato la scuola. Leonardo guardò attentamente il povero Placido affranto e, indicando le sue gambotte a salsiccia, gli disse ”Ma come fai a camminare con quelle calzamaglia che ti stringono dappertutto? Io non riuscirei a fare un passo!…”

Le parole del bambino fecero rapidamente tornare indietro Servilio e Turbine che, sconsolati, si stavano consultando dietro la porta.

Servilio disse: “Ma vuoi vedere che …? “ E  Turbine aggiunse: “Ma perché nessuno ci ha mai pensato?”

Detto fatto, quella notte, mentre re Placido dormiva, i due affezionati servitori fecero sparire da ogni armadio e da ogni stanza tutti i pantaloncini attillati alla paggio a cui il re era da sempre attaccatissimo e, al mattino, quando Placido si destò, si trovò sulla sedia un be paio di braghettoni larghi e comodi. Non vi sto a raccontare le proteste, i lamenti e le urla di re Placido quando fu costretto a indossare quei calzoni e si rese conto che tutte le sue adorate calzamaglie erano andate bruciate in giardino fra la gioia di tutti i suoi amici sudditi. Subito dopo, però, non appena fu vestito e si alzò dal letto , re Placido fu come preso da un incantesimo: mentre ancora urlava e sbraitava chiedendo i suoi calzoncini non solo cominciò a camminare furiosamente per la stanza, infilò lo scalone e corse per tutte le sale del castello come un indemoniato. Servilio e Turbine lo rincorrevano soddisfatti e ben presto tutta una schiera di domestici festanti si unirono alla comitiva. Alla fine il re si fermò, ansimante e si rese conto di aver percorso in cinque minuti un tragitto più lungo di quanto avesse mai fatto in trent’anni!.

Allora finalmente capì: mandò un pensiero tutt’altro che benevolo alla memoria dell’elegante sua madre Chanel e si sedette soddisfatto, ma non sul sofà!. Si racconta anche che fece bandire dal regno tutti i possibili sofà e che da allora odiasse sedersi su qualsiasi cosa pretendendo che anche i suoi sudditi evitassero di farlo … E se Servilio e Turbine si pentirono un po’ di aver scatenato l’eccessiva vitalità di Placido la storia non lo dice.

E i pantaloncini da paggio attillati e raffinati ? Pare che ne sia sopravvissuto uno solo, nascosto in un cassetto dalla cuoca, che lo regalò al nipotino Leonardo come ricordo della sua geniale intuizione,,,

E la cugina Sìlfide ? Beh, quella è un’altra storia!

Un caro saluto e un ciao da Vittoria!

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